Buchenwald

Dal 45° anniversario della liberazione di Buchenwald, un appello alla gioventù europea e una polemica sulla proposta di innalzare un monumento alla memoria dei nazisti morti nell’immediato dopoguerra, durante la caccia ai dirigenti delle organizzazioni hitleriane.

 

Le manifestazioni per l’anniversario della liberazione di Buchenwald – il 45° – svoltesi quest’anno sono state molto differenti da quelle precedenti, in tutto il dopoguerra, sia per la partecipazione che per l’atmosfera in cui hanno avuto luogo.
Vi hanno presenziato un migliaio di persone, oltre metà delle quali venute dall’estero, specie dalla Francia, contro le decine di migliaia degli anni precedenti, bene organizzate e intruppate.
Erano presenti il sindaco di Weimar e il presidente della Turingia, che rappresentava anche il governo della RDT, che non aveva mandato un suo membro alla manifestazione, probabilmente perché
proprio in quei giorni il neoeletto parlamento era impegnato a Berlino nella sua prima seduta ed era in corso la formazione della nuova compagine ministeriale.
C’erano anche gli arnbasciatori o i loro rappresentanti, di 12 paesi accreditati a Berlino Est. Quello italiano era rappresentato dal primo segretario Mauro Marsili. Folte le rappresentanze dell’Esercito sovietico e delle FF.AA. della RDT. L’ANED era rappresentata alla manifestazione da Ferdinando Zidar, membro del Comitato esecutivo nazionale.
Il discorso commemorativo è stato pronunciato dal presidente del Comitato internazionale Buchenwald-Dora, Pierre Durand, presente anche il presidente del Comitato Auschwitz-Birkenau, Goldschmied. Dopo aver ricordato le tremende vicende di Buchenwald e degli altri campi di sterminio, egli ha detto che esse appartengono alla storia del “nostro, continente tutto intero e noi domanderemo che siano poste, come altri luoghi sacri dell’umanità, sotto il patronato dell’UNESCO”. Ha dato infine lettura di un “Appello alla gioventù europea” sottoscritto dai presidenti di tutti i Comitati internazionali dei campi, Auschwitz, Buchenwald, Dachau, Mauthausen, Neuengamme, Ravensbruck, Sachsenhausen. “Abbiamo conosciuto il nazismo, il fascismo, la guerra totalitaria – dice il documento. Noi ci rivolgiamo alla gioventù perché si impegni a fondo per impedirne il ritorno. Siamo pienamente solidali con gli antifascisti e democratici tedeschi. E’ nel loro interesse e di tutta l’Europa che le attuali frontiere vengano integralmente rispettate, che essi diano l’esempio del disarmo e della dissoluzione dei blocchi militari. Ogni velleità di egemonia dev’essere esclusa, al di fuori del peso demografico ed economico che potrà avere la Germania di domani. Essa non deve diventare mai una minaccia per i suoi vicini. E’ grande la grande la nostra inquietudine di fronte alle manifestazioni razziste, antisemite e di ogni altra forma di odio e intolleranza. Noi diciamo ai nostri contemporanei, alla nostra gioventù: siate vigilanti!! Tenete conto della nostra esperienza! Battetevi per la libertà e per la pace!” L’anniversario della liberazione di Buchenwald è caduto nel bel mezzo di una vasta campagna dei mezzi di informazione delle due Germanie e sulla scoperta nel territorio della RDT di alcune fosse colme dei resti di cadaveri di persone decedute negli anni seguenti alla fine della guerra, di cui non si era avuta notizia prima d’ora.
Si tratta di questo. Gli accordi di Potsdam tra i vincitori della guerra prevedevano, tra l’altro, al capitolo III, articolo V, l’arresto e l’internamento dei dirigenti nazisti ritenuti pericolosi. Tali disposizioni furono applicate in tutte e quattro le zone di occupazione. Nella zona sovietica, secondo le fonti di Mosca, furono arrestati e internati 47.085 nazisti appartenuti alle SS, alla SD, alla Gestapo, alla direzione del partito nazionalsocialista. Uno dei campi di internamento fu Buchenwald, proprio con la utilizzazione degli impianti dove erano stati deportati tanti antifascisti di tutta Europa durante la guerra. Un certo numero di internati fu rilasciato perché riconosciuto innocente, molti altri furono deferiti ai tribunali come criminali di guerra e deportati nell’URSS. Durante il periodo di internamento in Germania molti morirono, per denutrizione e malattie, come hanno testimoniato anche alcuni dei rilasciati. Nella fossa trovata a Buchenwald, si afferma che i cadaveri fossero 13.000. Ma su questi dati e altri relativi a quel triste dopoguerra non c’è certezza, le cifre fornite da varie fonti non sono concordi. Certo è che le fosse sono state scoperte solo recentemente, dopo la caduta del regime comunista. Ora sono meta di pellegrinaggi non solo di parenti che vogliono deporre fiori sul luogo dove ritengono siano sepolti i resti dei loro cari, ma anche di membri di organizzazioni e partiti, che insistono sull’innocenza dei morti, affermando che non di giustizia siera trattato, ma di vendetta delle forze armate sovietiche di occupazione.
Vengono alla luce anche proposte di costruire monumenti,alla memoria degli asseriti innocenti. Uno dovrebbe sorgere anche a Buchenwald accanto a quello già esistente da tempo per onorare la memoria delle decine di migliaia di antifascisti ivi deportati e massacrati dai nazisti.
Su tutte queste vicende, non ancora del tutto chiarite, ha preso posizione il Comitato internazionale Buchenwald-Dora, che ha partecipato alle manifestazioni del 45° della liberazione. Nella nota diffusa in proposito, il Comitato respinge categoricamente ogni tentativo di porre sullo stesso piano il periodo nazista e quello seguito alla fine della guerra. Fa presente che, in conformità alla decisione presa a Potsdam, alcuni campi di concentramento furono utilizzati per internarvi nazisti imputati di crimini.
Esprime rincrescimento che anche degli innocenti siano stati coinvolti nella epurazione antinazista, ma ribadisce ferinamente la responsabilità dei dirigenti nazisti per le atrocità commesse nei campi di concentramento, dove i deportati perirono a milioni.