Riunito in Danimarca il comitato internazionale

 

Il 9 settembre 1944 i reparti delle SS di stanza in Danimarca – occupata dai nazisti dall’aprile 1940 – circondarono tutti i posti di polizia di Copenaghen, disarmarono e arrestarono gli agenti, 2000, e li deportarono in massa nel campo di concentramento di Buchenwald. 1800 agenti che non erano presenti nelle caserme, abbandonarono il loro lavoro e la capitale della Danimarca rimase così senza polizia. I nazisti si erano decisi a questa azione perché la polizia locale non adempiva ai compiti per essa fissati dagli occupatori: sorvegliare le ferrovie e le coste. Al contrario, favoriva i partigiani sabotatori. I poliziotti, tutta gente giovane e in buone condizioni fisiche, rimasero a Buchenwald 3 mesi, poi furono trasferiti in campi di prigionieri di guerra. Ma lasciarono a Buchenwald oltre 50 morti mentre altri 100 erano intrasportabili a causa del grave deperimento in cui si trovavano.
La Danimarca ha ricordato l’anniversario di questi avvenimenti con una serie di manfestazioni, con grande partecipazione di folla, di autorità, tra le quali in prima fila la regina Margrethe II.
Il Comitato internazionale Buchenwald Dora – CIBD – che rappresenta i superstiti di quei campi, è stato invitato alle manifestazioni e a tenere a Copenaghen la sua riunione ordinaria annuale. Erano presenti delegati di 17 paesi tra i quali l’Italia. C’erano anche i rappresentanti dei 168 aviatori americani e canadesi abbattuti nei cieli della Francia durante la guerra dai tedeschi e deportati a Buchenwald.
Il Comitato ha dovuto nuovamente affrontare problemi di eccezionale gravità, che non riguardano tanto il periodo di deportazione nazista, ma una serie di tentativi in corso da parte dei cosiddetti “revisionisti” che vogliono “banalizzare” il nazifascismo e svalutare la Resistenza.
Tutto è cominciato poco dopo la caduta del muro di Berlino, quando presso il campo di Buchenwald venne scoperta una grande fossa dove erano stati sepolti alcune migliaia di cadaveri di ex SS. Sull’esistenza di questo cimitero le autorità della Repubblica Democratica Tedesca avevano mantenuto un assurdo riserbo.
Dopo la scoperta della fossa, le nuove autorità preposte dal Governo della Turingia – Land nel quale si trova Buchenwald – alla gestione dei resti dei campo, del grandioso monumento eretto in memoria dei caduti antifascisti della RDT e del museo che documenta i crimini commessi dalle SS dal 1937 (anno di costituzione del campo) al 1945, nonché la resistenza organizzata dai deportati, ritennero di dover rivedere la storia di tutto il periodo 1937-1954, considerato praticamente senza soluzioni di continuità, sulla base di indicazioni fornite da una commissione di esperti nominati all’uopo, senza la partecipazione di rappresentanti dei deportati. Fu così deciso di
mettere sullo stesso piano il periodo nazista e quello dell’occupazione sovietica, cioè di parificare i deportati e gli internati, i quali, in misura più o meno larga, erano stati protagonisti o almeno partecipi delle imprese di Hitler. Insomma, vittime e camefici sullo stesso piano.
Contro questi incredibili propositi insorse naturalmente il Comitato Buchenwald Dora. Il contrasto si protrasse per alcuni anni. Si è giunti ad un compromesso. Il governo della Turingia, ha costituito una Fondazione (Stiftung) nel cui consiglio non ci sono rappresentanti dei deportati e degli internati, che gestirà quello che sarà chiamato il “Mernoriale di Buchenwald” mediante un Comitato Consultivo (Kuratorium) composto da storici. Quest’ultimo si avvarrà di 3 “Consigli consultativi” (Beiräte), che forniranno pareri non obbligatori: uno riservato ai deportati antinazisti,
un altro agli internati nazisti, il terzo a Dora. Con questo pasticcio si accoglie tuttavia una delle richieste dei Comitato internazionale: di essere almeno separati dagli internati. In un primo tempo infatti si era pensato di far sedere tutti insieme i rappresentanti dei deportati antinazisti e quelli dei nazisti!
Il presidente del CIBD, Pierre Durand, ha registrato la separazione come una conquista positiva, ma “la lotta accanita del Comitato continuerà perché i rappresentanti dei deportati siano accolti a ogni livello della Fondazione del Kuratorium”.
Ora si aprirà un serio dibattito sul come riorganizzare il museo, col proposito di evitare falsificazioni della storia, parificazioni inammissibili tra antinazisti e nazisti.
Come se tutto ciò non baistasse, è da qualche tempo in atto una campagna contro i deportati tedeschi, specie quelli comunisti, indicati da una parte della stampa tedesca addirittura come collaboratori delle SS, come assassini dei propri compagni di deportazione. Il triste fenomeno della collaborazione di una parte di deportati con le SS per avere qualche trattamento di favore si è verificato ovunque, ma proprio a Buchenwald il comportamento della stragrande maggioranza degli antifascisti tedeschi è stato di fattiva solidarietà con i compagni degli altri paesi. Basterebbe citare il giudizio in proposito di Marcel Paul, il più prestigioso dirigente della resistenza clandestina a Buchenwald, divenuto dopo la liberazione ministro di un governo di De Gaulle, giudizio nettamente positivo. “Abbiamo avuto a che fare con
capiblocco e kapò, per l’essenziale, militanti di grande coraggio, buon numero dei quali ha assunto responsabilità di prim’ordine nell’organizzazione della resistenza”.
Perciò il CIBD ha espresso loro piena solidarietà indicando che i denigratori tendono a “screditare tutti i deportati e aprire la porta alla rivincita nazista proprio nei luoghi dove erano stati commessi i crimini degli uomini di Hitler”. A ciò si è aggiunta, recentemente, una campagna di stampa avente per scopo nientemeno che l’abbattimento dei grandioso monumento esistente in memoria delle vittime dei nazismo, perché sarebbe stato ispirato dall’ideoiogia dominante al tempo della RDT e quindi falsificherebbe la storia. Questo folle progetto è stato duramente condannato dal CIBD, che ha ricordato, tra l’altro, alle autorità tedesche le decisioni prese dai delegati dei governi europei a Cracovia e dal parlamento di Strasburgo per la salvaguardia e la conservazione dei Memoriali dei campi di concentramento. In una situazione dei genere si comprende bene che sia potuto avvenire l’infame atto di violenza compiuto l’estate scorsa da un gruppo di neonazisti nell’interno del campo, che ha sollevato indignazione e proteste in tutta Europa.
Il CIBD ha espresso il suo totale consenso all’iniziativa dell’ANED di indire il prossimo anno un incontro in Italia di tutti i Comitati internazionali esistenti, con all’odg la difesa dei luoghi della memoria e lo stato della democrazia nei paesi nei quali si trovano i campi.

Ferdinando Zidar