L’annuale raduno dei superstiti giunto al 18° appuntamento

Per celebrare il 50° anniversario della liberazione, è stato organizzato a Salsomaggiore il tradizionale raduno nazionale dei Superstiti del K.Z. Dora.
La manifestazione, tenutasi dal 29 aprile al 2 maggio scorso, ha visto la partecipazione di numerosi associati, accompagnati da familiari ed amici, da sempre affezionati a tali raduni.
Momenti salienti del raduno sono stati la messa a suffragio dei caduti e la sfilata per le vie cittadine accompagnati dalla banda cittadina per la posa di corone d’alloro ai 2 monumenti ai caduti di tutte le guerre ed ai deportati caduti nei rampi di sterminio. Non meno seguiti sono stati lo spettacolo musicale di canto corale allestito presso le Terme Berzieri ed il varietà organizzato presso la sala Congressi dell’Hotel Primarosa.
Quello di quest’anno è stato il 18° appuntamento a Salsomaggiore dei superstiti di Dora. Per le sue caratteristiche tale raduno ha colpito la sensibilità di tutta la popolazione ed ha avuto il meritato risalto da parte della stampa e delle emittenti locali.
L’inizio di questi incontri risale al lontano 1955 quando, per iniziativa di due superstiti, si iniziarono a raccogliere nomi ed indirizzi dei compagni di prigionia. Fu un lungo lavoro di ricerca, inizialmente poco gratificante sia per la difficoltà a reperire notizie riguardanti persone provenienti da tutto il territorio nazionale, sia per la scarsa attenzione ed il mancato riconoscimento iniziale del Campo Dora come campo di sterminio nazista.
Dopo anni di ostinate ricerche si incontrarono a Salsomaggiore 6 reduci, due della provincia di Parma e 4 della provincia di Milano. La voglia di rincontrarsi ed allargare il gruppo dei partecipanti consentì, dopo 6 anni, nel 1970, il raduno di 12 superstiti e 7 familiari.
Con la collaborazione di tutti per rintracciare sempre nuovi amici, il gruppo continuò ad aumentare di numero fino a raggiungere, in una delle ultime manifestazioni, la quota 85 superstiti e 102 familiari.
Ciò che caratterizzò fin dal suo nascere il gruppo fu quindi semplicemente il desiderio di riabbracciare compagni che avevano condiviso momenti terribili e che si sentivano perciò particolarmente uniti e veramente amici. Commoventi erano i primi incontri quando ognuno cercava di riconoscere, al di là dei sembianti attuali, lo sguardo dell’amico, la voce che lo aveva incoraggiato o il braccio che l’aveva sorretto. E tale amicizia si allargava immediatamente ai familiari che non avevano bisogno di molte paroIe per capire l’emozione e la gioia dei loro congiunti.
Successivamente il gruppo iniziò ad avere anche una collocazione pubblica; dal semplice incontro fra amici per un pranzo insieme, si passò gradualmente al raduno di due giorni e poi, sempre per richiesta degli interessati, al soggiorno di 5 giorni.
Gli incontri entrarono nel calendario delle manifestazioni della cittadina ten-nale ed iniziò contemporaneamente anche l’impegno dei reduci per rendere testimonianze della loro esperienza.
Finalmente il terribile campo Dora, campo di sterminio nazista, iniziò ad essere riconosciuto quale era: campo di lavoro forzato per la costruzione di armi segrete e destinato allo sterminio di tutti i reclusi.
Si giunse quindi alla costruzione di un monumento al Deportati Caduti nei campi di sterminio in un giardino pubblico della città, ora dedicato ai caduti del K.Z. Dora, e particolarmente amato dalla gente. A tali momenti significativi per la vita del gruppo, parteciparono pure le massime autorità dell’Aned che hanno sempre apprezzato le iniziative dei reduci e lodato le capacità organizzative e la buona riuscita degli incontri. Dal canto loro i superstiti aderirono volentieri all’Associazione.
Proprio da loro parte l’iniziativa di comunicare, attraverso l’organo del l’associazione, l’esperienza pluriennale del gruppo superstiti del Dora quale esempio di libera aggregazione nata dal volontariato di pochi, ma capaci di unire centinaia di persone col motto “Perdonare, non dimenticare”.
L’attività di questo gruppo è la conferma che la condivisione dei valori umani quali l’amicizia e la solidarietà può superare le barriere del qualunquismo e del disinteresse per diventare impegno sociale, rivolto soprattutto alle nuove generazioni; in un’epoca di discorsi vale la pena imparare da uomini che hanno da insegnare attraverso i fatti e le esperienze vissute, ideali quali la pace fra i popoli, la solidarietà umana, la tolleranza fra diversi.