Pavia

L’esperienza del Liceo Foscolo di Pavia nelle parole della Preside e di una allieva della I A. Il successo di una iniziativa dell’Aned e della Provincia
Caro Direttore, vorrei sottoporle il contributo interessante di una nuova e giovane collaboratrice: Laura Orlando, studentessa della Iª liceo sez. A del “mio” Liceo Ginnasio Foscolo di Pavia. Nel dicembre 1992 tutti i circa 350 studenti del Liceo, suddivisi in due gruppi, hanno partecipato ad un incontro di riflessione storico-politica con Ferruccio Belli dell’ANED e con il dott. Antonio Sacchi dell’Assessorato alla Cultura dell’Amministrazione Provinciale di Pavia. L’ente locale, pronto a cogliere i segnali preoccupanti prodotti dai conflitti etnici, dai rigurgiti neonazisti, dalla xenofobia e dall’antisemitismo strisciante, ha ritenuto opportuno proporre interventi di sensibilizzazione dei giovani sui temi della deportazione e dello sterminio a tutte le scuole superiori di Pavia e della provincia. Da anni anch’io sostengo la necessità di mantenere viva nei giovani la memoria stonica di un tempo non lontano, che corre però pericolo di appiattirsi nelle nuove generazioni sullo sfondo indistinto del passato in cui sono accomunati Roma e Cartagine, Napoleone e Garibaldi, il fascismo e la Resistenza quasi privi di corretta successione diacronica.

Con stima Anna Carrera (Preside del Liceo Ginnasio Statale “Ugo Foscolo” – Pavia)

 
 
Il tema di Laura 
Venerdì ho partecipato all’incontro con gli alunni del nostro liceo tenuto dal presidente della sezione pavese della Associazione nazionale ex deportati Ferruccio Belli. Alla vigilia avevo tentato di immaginare in qual modo l’incontro sarebbe stato condotto, quale sarebbe stata la linea di sviluppo fondamentale, la base su cui organizzare gli argomenti. Ci era stata fornita infatti soltanto una vaga indicazione dell’argomento, afferente al fenomeno dell’antisemitismo e della deportazione di massa nel corso degli anni quaranta. E aggiungo ora che mi aspettavo qualcosa di diverso, o meglio un’esperienza meno incisiva di quanto invece essa in seguito si doveva rivelare. ( … ) Ferruccio Belli è stato arrestato in Italia, consegnato ai Tedeschi e deportato in Germania in quanto oppositore politico, e precisamente militante del Partito comunista italiano. Infatti anche gli oppositori politici furono vittime dell’internamento in Germania, ed hanno sperimentato le stesse atroci esperienze dei sei milioni di ebrei vittime dell’olocausto. Dal modo in cui ho sottolineato l’importanza della testimonianza diretta, appare chiara la mia opinione sull’incontro, che ho giudicato estremamente efficace. Ferruccio Belli ha evidenziato significativamente alcuni tra gici particolari, che chi non ha vissuto quelle vicende tende a trascurare o non riesce neppure ad immaginare, e che in vece hanno costituito uno degli aspetti più incisivi della testimonianza resa a quel pubblico di liceali. ( … ) Un altro merito che riconosco a Ferruccio Belli è quello di aver saputo organizzare ordinatamente il suo pensiero, il che mi sembra impresa assai ardua per chi, nel rievocare i fatti, riapre continuamente una ferita dento di sé. Oltre ad una introduzione generale, che ho già definito toccante, è seguita la visione di diapositive, in parte inedite, sugli avvenimenti. Questa documentazione visiva ha contribuito a mio avviso a dare consistenza alle parole di Belli, le quali, già di per sé credibili, hanno acquistato così un maggiore realismo. Questa scelta ha inoltre ordinato la struttura dell’incontro, poiché le diapositive stesse, organizzate per sezioni, illustravano distintamente le varie fasi degli eventi: l’arresto, la deportazione, le atroci condizioni dell’ internamento, l’incombere della morte in ogni attimo, le punizioni crudeli, l’orrendo utilizzo di esseri umani come cavie per esperimenti. Un’ultima considerazione di Ferruccio Belli, infine, ha sottolineato un aspetto della vita all’interno dei Lager che a noi può apparire impensabile, il fatto cioè che anche in tali condizioni tra i deportati non si sia mai esaurita la speranza, ed anzi essa abbia costituito l’unica forza di fronte all’imperare della morte. Probabilmente lo scopo predeterminato era quello di sensibilizzare il mondo giovanile, quello cioè più esposto alle semplificazioni dei mass-media e più incline al distacco verso quanto non attiene alla propria realtà contingente. Ritengo quindi che l’incontro abbia raggiunto lo scopo prefisso, conseguendo un consistente coinvolgimento emotivo del pubblico, e lasciando quindi un segno durevole nelle coscienze.

Laura Orlando