Visite ai KZ come lezioni di democrazia

Visitare i Lager, perché? E’ la domanda che spesso gli organizzatori dei viaggi studio ai campi di sterminio si sentono rivolgere non solo da qualche vecchio nazista ancora carico di arroganza ed odio, ma anche da uomini politici e responsabili pubblici ai quali vanno a proporre lo stesso viaggio. Quando è rivolta da questi, la domanda fa nascere un altro interrogativo, molto più allarmante: come è possibile dirigere un partito, un’associazione, un ente locale, un sindacato senza avere coscienza delle degenerazioni ideologiche che hanno portato allo sterminio di cinquanta milioni di uomini?
 
Qualche anno fa, mentre eravamo in viaggio per visitare il KZ di Mauthausen, durante una sosta a Linz, il giovane interprete della comitiva, tanto padrone della lingua tedesca da sembrare un vero tedesco, fu apostrofato in malo modo dal proprietario dell’hotel: “Ma perché, tu tedesco, porti questa gente a visitare gli ex campi di concentramento? Non hai altro da fare di culturalmente più valido?”
Il giovane rispose per le rime “primo, che non era tedesco, ma italiano e che, come tale, si sentiva orgoglioso di collaborare con gli organizzatori del viaggio per rendere più comprensibile una iniziativa che aiutava i partecipanti a conoscere i misfatti che il nazismo aveva commesso contro gli antifascisti europei in generale ed in primo luogo nei confronti degli antifascisti tedeschi”.
La lezione a quell’individuo, che poi risultò un ex SS fu semplice: visitare i Lager rende più maturi, più padroni della Storia, più attenti e critici davanti agli avvenimenti dei nostri giorni.
Capita spesso, a noi organizzatori dei pellegrinaggi ai KZ quando andiamo a proporre viaggi di questo contenuto morale e politico, di udire concetti come quello espresso dal “portiere di notte”di Linz. Le parole non sono astiose, ma il concetto è uguale. Ciò che però ci rattrista è che spesso l’interlocutore è un giovane dirigente politico impegnato a cambiare l’attuale società, convinto al tempo stesso che egli non ha niente da imparare dal passato storico e che è tutto tempo perso la proposta fattagli dagli ex deportati.
Nella categoria dei giovani dirigenti politici autosufficienti, di nostra conoscenza, includiamo responsabili di partito, Sindaci ed Assessori, esponenti sindacali, intellettuali delle varie sfumature di sinistra e qualche volta anche personaggi che hanno vissuto il periodo fra le due guerre e l’ultimo quarantennio di battaglie sociali.
Ci viene spontanea una riflessione: si può dirigere un Partito, una Associazione, un Ente locale, un Sindacato esulando dalla conoscenza dei grandi processi storici che attraverso fatti, degenerazioni ideologiche, abusi del potere, conduzione bestiale della guerra, portarono l’umanità a distruggere cinquanta milioni di esseri umani e grande parte della civiltà europea?
Forse c’è qualche legge naturale o legge degli uomini che impedisce che ciò si ripeta? Non ci siamo resi conto che in parte, con altre motivazioni, ciò che è accaduto si sta già ripetendo?
Non abbiamo la presunzione di affermare che soltanto la riflessione dettata da una visita guidata ai KZ renda possibile l’apprendimento e la comprensione totale del passato storico.
Certo è però, che le persone che hanno in passato partecipato a queste “riflessioni” ed “emozioni” sono oggi più ricche politicamente e moralmente.
Potremmo indicare nomi e cognomi di persone che al rientro da un viaggio di studio ai KZ hanno assunto incarichi ed impegni di attivismo in diversi ambienti, uscendo così dalla schiavitù del consumismo, dei mass-media e delle rivendicazioni corporative fini a sé stesse.
L’Associazione degli ex deportati politici, per la sua natura unitaria e la consapevolezza di rappresentare una testimonianza unica di ciò che è accaduto, non soltanto ad uno o mille uomini, ma di essere soprattutto un centro di studio di avvenimenti globali lontani e vicini, si preoccupa di organizzare questi viaggi nei KZ in modo che il tutto non si limiti ad un “racconto degli orrori
nazisti” ma ad un incontro di studio per approfondire il significato di.alcuni termini: Resistenza italiana ed europea – nazismo e fascismo – complicità alla loro affermazione – terrorismo e fanatismo – razzismo di ieri e di oggi – lotta per la pace -rispetto della Costituzione -dovere di essere cittadini impegnati oggi.
E allora? Vogliamo dare ragione alla SS di Linz che vorrebbe che tutto fosse cancellato e dimenticato? Vogliamo noi stessi “dimenticare” le motivazioni ideali dei partigiani, degli antifascisti, degli operai usciti allo scoperto durante gli scioperi del marzo 1944, del sacrificio dei militari italiani massacrati a Leopoli, a Cefalonia ed altrove? Vogliamo accodarci alla filosofia della “Riconciliazione” fra democrazia e fascismo e nella negazione che le camere a gas e i forni crematori non sono mai esistiti,
altro che per uccidere i pidocchi e bruciare i vestiti inservibili?
Durante questi viaggi si verificano trasformazioni profonde nella mentalità dei partecipanti. Questo è frutto del comportamento responsabile degli accompagnatori dell’ANED: conoscenza della storia, equilibrio nelle testimonianze, spirito
unitario nelle risposte ai quesiti.
Al rientro gli organizzatori si ritrovano decine e decine di sostenitori convinti degli ideali della Resistenza e dell’attualità della lotta per la pace e per la difesa delle istituzioni democratiche.
Nel nostro Paese, per fortuna, vi sono moltissime città che in collaborazione con uomini politici sensibili promuovono questi viaggi di riflessione.
L’Aned, attraverso le sue Sezioni provinciali o direttamente tramite la sua Segreteria Nazionale, è in grado di mettere a disposizione informazioni tecniche ed esperienze.
Ciò che conta è che coloro che veramente vogliono diventare operatori di educazione democratica si convincano che assieme alle conferenze, alle biblioteche ed alle mostre, esiste anche lo strumento valido collaudato e disponibile del viaggio: di studio – di riflessione – di omaggio ai Caduti che e la visita guidata ai campi di sterminio nazisti.
Molti cittadini di ogni età, di ogni convinzione politica e religiosa apprezzeranno indubbiamente l’iniziativa del dirigente democratico e antifascista in cui si riconoscono.
Bruno Fabello