Il sorprendente debutto letterario di Aldo. Zargani:
La vicenda di un bambino ebreo nato nel ’33. “Mi dica, è vero che mangiate i bambini?”
Raramente accade che un li bro, opera prima di un sessantenne, incontri tanto meravigliato e meritato favore. S tratta di Per violino solo d Aldo Zargani, Il Mulino 1995, che narra l’infanzia dell’autore bambino ebreo nato nel 1933, negli anni cruciali 1938-1945. Sono anni travagliati di fughe, di nascondigli, di ansie, di sofferenze, di avidi sguardi sul mondo circostante nel tentativo riuscito, di memorizzare il caos, l’eclisse, la negazione della ragione, di vite disperate alla ricerca dell’improbabile salvezza che tuttavia arrise alla famiglia Zargani, padre, madre e due bambini Aldo e Roberto. Un bilanciato effetto di casi positivi e negativi, di incontri e scontri con autorità asservite al pregiudizio – “gli ebrei hanno scatenato la guerra ed è giusto che siano puniti – e il venir considerati “esseri umani per la chiesa fatto a quei tempi consolante”. Intorno agli Zargani gradualmente un deserto di affetti, un mondo distrutto dalla Shoa. E la metodicità tedesca al servizio del genocidio. Il famigerato capitano Schmidt che urla alla zia Lina: “fuori le mani dalla tasca, Giudea, davanti a un ufficiale tedesco”. L’autore narra sul filo della memoria ravvivato da immagini folgoranti: la stranezza, l’inconsuetudine degli eventi, degli ambienti, delle persone non poteva non lasciare un solco profondo nel bambino intelligente che sa di vivere una doppia natura. Il quadro che risulta è di una straordinaria efficacia per capire, per ricostruire quei “teimpi maledetti”. “Tempi maledetti” agitati da tremendi vortici di un’assurda e crudele Apocalisse e infine redenti dalla “prirnavera della Ragione”, l’aprile 1945. Il padre, sempre presente, figura trattata con particolare nostalgico affetto, è il violinista Rara avis nella critica di un illustre maestro. Suonava nell’orchestra della RAI di Torino e fu licenziato nel 1938, perché ebreo, in base alle abominevoli leggi razziali. Ho incontrato il padre di Aldo, nella crociera dell’ospedale San Giovanni Vecchio a Torino nel ’38 presentatomi dal dott. Alfredo Pagani “travolto dalla passione di salvare più ebrei che poteva”. La madre, meno fragile del padre, è permeata di saggezza, “rnacchina dotata di un possente motore a energia morale”. Ci sono altri parenti, altri conoscenti, altri personaggi che emergono con vividi ritratti dalle pagine del libro. Molti di essi, tanti, figureranno in un altro libro, quello della Memoria della Picciotto Fargion, pietoso censimento degli ebrei italiani travolti dalla Shoa. Terminato un soggiorno con la famiglia ad Asti, via da Torino, incomincia per i fratelli Zargani, impossibilitati a frequentare la scuola pubblica, quella ebraica. Ma chiusa e dispersa anche questa Aldo e Roberto sono accolti nel collegio dei Salesiani di Cavaglià che offre un rifugio clandestino ai piccoli ebrei perseguitati. Padre e madre saranno arrestati per una strana denuncia di cui il delatore presto si pente, ma invano. E proveranno la prigione – le Nuove di Torino – dalla quale usciranno per un intreccio di fatti romanzeschi, ma veri, e il decisivo disinteressato aiuto di persone abili e ben orientate. Rifulge la figura di una straordinaria suora, Suor Giuseppina, la superiora delle Nuove. In precedenza avevano anche incontrato il Cardinal Fossati e Mons. Barale, entrambi sensibili e conosciuti. L’odissea degli Zargani avrà per ultima tappa un villaggio dell’alta valle del Bíellese dove è sfollata una sezione del Cottolengo, ospedale religioso, e dove dormiva Moscatelli, il leggendario capo partigiano con la sua Aprilia metà a benzina e metà ad alcol. Zargani osserva la vita dei contadini e la descrive con spirito di etnologo. Si rilevano ritorni all’antico, il ripristi~ no della via del sale tra le montagne, la vendita di damigiane di acqua marina e la carenza di iodio è ancora un flagello. Ci sono anche gli animali, ricordiamo una mucca, un asino, il cane, il corvo e la tartaruga, amorevolmente trattati, efficacemente descritti. Troviamo un misto di funzioni di culto ebraiche e cristiane. La scuola e la vita di collegio sono punteggiati da avvenimenti comici narrati con distaccata oggettività, senza sarcasmo. Zargani, sostanzialmente agnostico, resterà legato all’ebraismo per simpatie culturali, la memoria dei suoi maggiori e l’ingiustizia dell’offesa. Alla figlia – Lina come la zia – riserverà il bagno lustrale, al nipote la circoncisione. Il fondo della sua filosofia è nell’Illuminismo, nel progresso. in opposizione ai miti del sangue e della terra, all’oscurantismo del nazismo. Confuta inoltre, a nostro avviso con fondamento, che lo Shoa sia da ascrivere alla “rnodernità” : L’impegno occasionale di mezzi moderni per compiere il massimo crimine della storia, non qualifica, né definisce un orientamento rivolto ad assoggettare l’uomo in nome di una pretesa superiorità di un’inesistente razza e a conquistare la terra per il benessere di questa razza superiore. Cerchiamo di vedere il nazismo nella cruda realtà dei fini, senza pretese sofisticazioni culturali. E c’è l’antico pregiudizio. “Mi dica, signora, se può e non si offende, ma come è possibile che persone così buone come voi, mangino ogni anno a Pasqua, un bambino?” E in questo libro attraversiamo le fasi della promulgazione delle leggi razziali del 25 luglio, dell’8 settembre con le loro ingannevoli prospettive e dei venti mesi che seguono di angoscia, di sofferenze, di gloria e di morte fino a che “Cavallo e cavalieri piombò nel mare”, come recita l’inno di Mosè. E Zargani commenta “Nel 1938 sono stato obbligato per legge a diventare ebreo, ma nel 1945 l’ho vista, l’ho vista io, la destra potente del Dio degli eserciti, del Dio della storia colpire cavallo e cavaliere”. E vediamo nel racconto di Zargani, prima di questo evento risolutivo marciare la Wehrmacht, le SS, mongoli e cosacchi, camicie nere, X mas e scontrarsi con i partigiani. Abbiamo ascoltato radio Mosca annunciare la liberazione di Auschwitz dove Dio non c’era. E tante altre notizie, considerazioni, battute, abbiamo letto, ma non possiamo riassumere tutto il libro, ma vi possiamo invece fare un caldo invito: leggetelo e moralmente, storicamente, letterariamente vi sarete arricchiti.
B.V.