CLAUDIO MARTINI – Vorrei dare, come sindaco di Prato, il benvenuto a tutti i congressisti di questo XI appuntamento dell’Aned nazionale che si svolge a Prato. Non voglio svolgere adesso quello che sarà il mio saluto, che magari rimando ad un momento ulteriore del vostro congresso; vorrei innanzitutto salutare il presidente Marìs, col quale siamo legati da una antica amicizia che si è consolidata negli ultimi tempi, ma per ragioni di protocollo e di organizzazione dei lavori dobbiamo aprire questo congresso con una nota particolare ed eccezionale. E infatti presente qui, e io lo saluto con molta simpatìa e con grande deferenza, il ministro della Pubblica Istruzione Giancarlo Lombardi, che è presente in Toscana per alcuni compiti ed impegni del suo ufficio e che ha voluto accettare l’occasìone di partecipare alla seduta inaugurale di questo congresso. Siccome i suoi tempì sono tempi piuttosto stretti egli deve necessariamente intervenire adesso. lo credo che questa sia anche una cosa di straordinaria rilevanza per noi, quindi penso che potremo dare subito la parola al ininistro, accogliendolo con tutto il calore e la simpatia della nostra gente e dell’Aned.
GIANCARLO LOMBARDI Ministro pubblica istruzione
“Penso a una scuola che sappia trasmettere ai ragazzi i valori della democrazia e della pace”
GIANCARLO LOMBARDI – Ringrazio molto della cordialità dimostrata. Ringrazio il sindaco per questo invito, che è stato tempestivo e molto amichevole. Egli ha ricordato che il motivo della mia presenza in Toscana non era questo, cìoè io avevo programmato un incontro con gli studenti di Pistoia ieri pomeriggio, un incontro ieri sera con persone legate al mondo della scuola ed abbiamo stamattina alle dieci l’incontro con tutti i presidi della Toscana per affrontare alcuni problemi delicati e difficili che la scuola italiana in questo momento attraversa. Il sindaco mi ha chiesto però di fare questo incontro e mi ha sottolineato l’opportunità e l’eccezionalità di questo incontro con il vostro congresso. Io da sempre credo alla Provvidenza, so che la Provvidenza può essere intesa a seconda delle proprie fedi religiose o ideologie in modo diverso, e cioè credo che le circostanze in qualche modo abbiano un significato, ci aiutino nelle nostre scelte, le preparino e in qualche modo condìzionino anche alcune opportunità. Allora, quando il sindaco mi ha avanzato la proposta di venire qui oggì, l’ho strettamente collegata alla opportunità, che ho considerato molto preziosa, che mi è stata data di rappresentare l’Italia a nome del presidente Scalfaro che era impossibilitato ad andare, alcune settimane fa, nel cinquantenarìo dell’Olocausto ad Auschwitz, a cracovia, e poi in pellegrìnaggio nei campi d sterminio. E’stata per me un’occasione importante di rifles sione, sia su ciò che è accaduto, e sia su ciò che resta ogg di questi fatti. I vostri congressi tendono a non disperderi questa mernoria, e nella mia qualità di ministro della Pubblica Istruzione ho cercato di interrogarmi su qual era i mio dovere ìn questa linea. Devo dire che questa riflessione non mi ha abbandonato ii queste settimane, anche se il mio compito è stato prevalen temente di occuparmi di problemi organizzativi, struttural della scuola, didattici; però ho continuamente avuto quest, specie di pensiero in sottofondo: benissimo, cerchiamo di fare una scuola migliore, una scuola che sia più aggiorriata in maniera didattica, una scuola che abbia un curriculurr. scolastico più adatto, un collegamento più efficace frz scuola e mondo del lavoro. Ma se la scuola non divente luogo di insegnamento e di trasmissione di valori starernmo sempre alla superficìe non entreremmo nel cuore degli argomenti. Ho riflettuto l’altro giorno, dopo aver visto il film che iii qualche modo ricordava la morte del giudice Ambrosoli, sempre sullo stesso argomento, e il collegamento di queste due emozionì mi ha portato a scrìvere un breve articolo che è uscìto sulla “Repubblica” dell’altro ieri nel quale, rivolto prevalentemente aì giovani, però contemporaneamente aglì insegnanti, alle famiglie, agli educatori, cercavo di riflettere su questo: o abbiamo il coraggio di rifondare alcuni valori fondamentali della nostra convivenza civile, o potremo ancora rendere pìù moderna la nostra società, migliorare moltì aspetti della convivenza esterna, dell’organizzazione esterna di vita, però a un certo momento logoreremo invece il rapporto profondo fra le persone che resta il problema della socialità, e perciò della nostra convivenza. Allora non vì è dubbio che se noi riportiamo la nostra attenzìone sul problema dell’Olocausto la riflessione più forte è che si rischia dì perdere la memoria storica; per questo è prezioso il vostro incontrarvì, il vostro celebrare e riunirvi in congresso. lo ho guardato anche il programma dei lavori, ho molto apprezzato che i momenti non siano puramente celebrativi e di ricordo, ma che ci siano anche momenti fortì dì riflessione. Oggi le nuove generazioni rischiano di essere tagliate fuori dalla mernoria storica. La rapidità della evoluzione della società in cui siamo inseriti, lo dico senza commento critico verso la società, perché credo del tutto inutile continuare a dire com’era bello ieri, come è brutto oggi: questo mi sembra un atteggiamento educativamente assolutamente negativo, però dobbiamo constatare che la rapidità dei movimenti della società di oggi è tale da rendere molto difficile nei giovani il permanere della memoria storica. Questa è pertanto affidata agli adulti, ma gli adulti non sempre hanno voglia di fare una selezione, non sempre sono capaci di fare una selezione fra le cose importanti da trasmettere alle nuove generazioni, e quelle meno importanti che giustamente devono essere lasciate cadere e che possono disperdersi. Se poi alcune di queste cose sono dolorose e inducono inevitabilmente esami di coscienza, allora il tentativo e il desiderio della rimozione è ancora più forte. Allora si cerca di dire: va bene, ne abbiamo parlato abbastanza. E’ interessante che anche nel nostro Paese oggi stia crescendo, per esempio, la corrente dì pensiero di molte persone, non tutte di parte, alcune che non dovrebbero essere di parte, che portano a dìre che anche della Resistenza nel suo insieme, cioè del grande movimento che ha visto unite persone molto diverse, di ideologie diverse, su posizioni di fede religiosa diverse, che hanno lottato e lavorato per liberare questo Paese e hanno dato vita alla Repubblica italiana che si basa sulla nostra Costituzione, se n’è parlato abbastanza, cerchiamo di rimuovere questo. lo credo sia un dovere invece rifondare in modo forte queste cose; è inutile nascondersi che viviamo un momento di dibattito politico che, a mio modo di vedere, non è esemplare nel modo in cui si svolge; trovo che sia assolutamente legìttimo e anzi necessario che in una democrazia ci siano posizioni diverse, trovo che non ci sia nulla di vergognoso e di scandalizzante, la democrazia vive di contrapposizioni, di sintesi e di alternanze, direi che tutto questo può essere positivo. Alcune modalità e alcuni nodi di questo dibattito politico di oggi sono invece inquietanti. Allora, un incontro come quello vostro di oggi, se fosse esclusivamente celebrativo e di ricordo, avrebbe già un suo grande valore per le ragioni che ho detto prima, perché comunque sarebbe in qualche modo un tenere viva una memoria e dare una testimonianza; meglio ancora se riesce ad andare al di là di questo, cioè se con il coraggio che molti di voi hanno riesce anche a proiettarsi in termini positivi sul futuro, cioè rivolgersi alle nuove generazioni. lo ho visto con grande simpatia che sabato 11 marzo c’è una manifestazione e dibattito con i giovani proprio su certi temi ‘ questo ritengo che sia fondamentale. Oggi il senso del passato è che certe cose non accadano più; tutti sappiamo purtroppo perché non siamo giovanissimi, perché abbiamo gli occhi aperti e ci guardiamo intorno, che invece alcune di queste cose, magari in misura meno drammatica e meno sconvolgente di quello che noi ricordiamo, che voi ricordate nel congresso, avvengono ancora oggi, avvengono e rischiano di avvenire domani. E proprio in questa prospettiva che l’intervento nostro e vostro non è soltanto una celebrazione storica, ma diventa un’azione politica forte, in un momento in cui si rischia che ì discorsi politici forti siano altri e siano distorti. Questo dà ovviamente a questo vostro incontrarvi una dignità e una importanza che va molto al di là del momento, pur già rispettabilissimo e importante, della celebrazione. Per quanto mi riguarda, io non lo so quale’sarà lo spazio che il nostro governo avrà e che di conseguenza io avrò come ministro della Pubblica Istruzione, so che lo spazio non può essere molto lungo, perché questo è già nei programmi del governo, e non so che cosa accadrà dopo questo governo e di conseguenza quali saranno le ulteriori prospettive. Diceva una persona che forse qualcuno di voi conosce e che ha letto, perché è morta nel campo di concentramento due giorni prima che il campo fosse liberato, cioè il teologo protestante Dietrich Bonhofer: “Può darsi che il Giudizio Universale cominci domani, soltanto in quel momento smetterò di combattere per un mondo migliore”; ecco, la mia ottica al ministero oggi è esattamente quella. Può darsi che il nostro governo cada dopodomani, soltanto in quel momento smetterò di lavorare con uno spirito e un impegno che invece vadano al di là. In questo spirito e in questo impegno, come voi potete capire da queste parole, l’educazione e i valorì – fra i valori metto quello del rispetto per gli altri, il rispetto delle persone – hanno una parte importante nel mio programma e nel mio modo di lavorare. Se spazio avrò posso assicurare che spazio sarà dato anche a questi valori. Ne parlavamo prima di entrare in questa sala: un collegamento anche con i responsabilì della vostra associazione potrà aiutare a trovare le forme più opportune, più efficaci per sviluppare questa azione di carattere educativo che riguarda sia i ragazzi, ma anche il mondo degli insegnanti, il mondo della cultura, tutto il mondo formativo in senso lato. Vi ringrazio per il vostro invito, auguro al congresso un successo. Chìedo scusa per dovermi assentare dopo questo intervento, ma sapete che parte non piccola del cuore resta qui al vostro congresso.
MARTINI – Io penso che a questo punto possiamo salutare il ministro che deve lasciare il congresso per altri impegni, io lo accompagnerò un momento. Devo salutare anche la presenza del presidente della Giunta regionale della Toscana Vannino Chiti. Lascio, come è giusto, all’avv. Maris, la presidenza di questo congresso.