Un seminario alla Cattolica di Milano su storia e memoria

«Storia e memoria». Con questo titolo s’è svolto, nello scorso maggio, un seminario indetto dall’Università Cattolica di Milano in collaborazione con l’ANED, l’Istituto lombardo per la storia della Resistenza e l’assessorato Cultura del Comune di Milano, col patrocinio del Ministero dei beni culturali e della Regione Lombardia. 

 

Se il Lager nazista è irripetibile, è vero però che il bacillo dell’ideologia che l’ha ispirato sopravvive pericolosamente

Per tre giorni cattedratici e ricercatori hanno dissertato sull’attendibilità e l’attualità della memorialistica sulla prima e seconda guerra mondiale, gli internamenti e le prigionie di varia specie, la Resistenza vista e vissuta da ambo le parti. Tutto è andato liscio finché si sono ascoltate le relazioni sui singoli temi. Esposizioni asettiche, talvolta puntigliose nella loro cruda realtà. Giustamente gli studiosi, affinché la memoria entri nella storia, reclamano il diritto e dovere di verificare ogni documento, di scandagliare le fonti, di confrontare date e dati, in omaggio all’auspicata obiettività. Le sbandate sono inevitabili, ovviamente, secondo i punti di vista. Ma, se vogliamo sapere tutto sulle crociate dobbiamo anche sapere come le hanno interpretate gli infedeli contro i quali sono state proclamate e condotte. Anche noi, gli invisi del nazismo e del fascismo, soprattutto noi ebrei siamo stati l’obiettivo di una crociata scatenata da un’ideologia aberrante. E molti fra noì hanno scritto e descritto come si sono svolte le cose. Ci sono testi eccellenti; alcuni anche di alto valore letterario (ovviamente penso a Primo Levi, ma potrei citarne anche altri). Ci sono stati – perché no? – testi discutibili. Ma tutta questa memorialistica ha rappresentato solo una faccia della medaglia. E l’altra? Cosa sappiamo dei nostri avversari? Cosa pensavano, a cosa credevano quelli di Pavolini, dì Ricci, di Borghese, di Caruso o di Koch? Nel corso del seminario -forse per la prima volta – abbiamo saputo come e perché sopratuttto ragazzi e ragazze sui vent’anni, hanno entusiasticamente risposto all’appello di Graziani, convinti di servire una causa nel supremo interesse della Patria. à stata, per molti di noi, una non facile presa di conoscenza. La scoperta di una realtà che sapevamo benissimo dovesse venire a galla, prima o poi, ma quando siamo stati lì ad ascoltare le “voci dell’altra parte” siamo rìmasti di stucco, per non dire traumatizzati. Ma il peggio è venuto quando una donna è venuta a testimoniare sulla sua personale esperienza di quindicenne arruolatasi come ausiliaria nella RSI. Il tutto senza concludere con una sola parola di ammissione che quella scelta, con tutte le attenuanti di questo mondo, è stata una scelta sbagliata. IL stato un momento di vive emozioni e reazioni ma, a mio avviso, è stato un momento salutare. Non da oggi io sostengo che, oramaì, non basta più strappare lacrime con i nostri ricordi. Bisogna misurarsi sul terreno delle analisi delle condizioni storiche e politiche nelle qualì poté maturare la tragedia della deportazione e capire come e perché e da chi non è stato alzato tempestivamente un segnale per fermare quella valanga di violenze che si è abbattuta sulle nostre teste. E verificare se, nella situazione odierna, si possono riconoscere analogie. Perché se è vero, come è certamente vero, che il Lager nazista così come è stato concepito, programmato e organizzato, è stato un fenomeno unico ed irripetibile, è altrettanto vero che il bacillo dell’ideologia che l’ha ispirato sopravvive pericolosamente e corrode come un tarlo la nostra vita di tutti i giorni. Se vogliamo mettere a frutto la nostra esperienza dobbiamo fare questo sforzo. E allora occorre anche affrontare le opìnioni degli altri e capire che cosa li ha spinti nella direzione che noi riteniamo sbagliata. Ma dobbiamo anche convincerci che, demonizzandoli, rafforziamo in loro l’orgoglio del loro deprecabile passato. lo non auspico un “volemose bene” generalizzato. Io temo che 50 anni dopo la liberazione la persistente, semplice, nuda e cruda rievocazione degli orrori non sia più argomento sufficiente per coagulare e motivare positivamente coloro che vorremmo fossero vaccinati contro ogni rivisitazione fascistoide. Basta guardarsi intorno. Credo che nessuno di noi possa dirsi soddisfatto di quello che succede nel nostro paese e non solo in quello. Dunque, apriamo gli armadi senza aver paura degli spettri che ancora possono nascondere. Anche questo era l’intento del seminario.

Teo Ducci