La mobilitazione internazionale risorsa insostituíbile per la difesa della memoria Occorre restare vigilanti
EMIL CARLEBACH – Cari compagni e compagne, cari amici. Ho l’onore di portarvi i sinceri saluti del nostro presidente, compagno Pierre Durand e i saluti di tutte le sezioni del Comitato internazionale di Buchenwald (C.I.B.D.). Auguriamo un pieno successo al vostro congresso, convinti che sottolineerà la nostra comune lotta per la pace e la libertà e che rafforzerà la nostra solidarietà internazionale. Sapete che il giuramento di Buchenwald del 1945 è diventato la stella polare di questa sfida per molti democratici in tutto il mondo ed anche per gli uomini, che non hanno dovuto sopravvivere all’inferno del KZ. Questo giuramento venne prestato dai 21.000 sopravvissuti del Lager, dopo che VI 1 aprile 1945 con una rivolta armata a lungo preparata, avevano sopraffatto le SS e avevano catturato più di 200 di questi carnefici fascisti, riuscendo a liberarci. I compagni italiani, che in accordo con la nostra organizzazione militare internazionale, hanno preso parte alla preparazione della rivolta e alla vittoria sulle SS, hanno compiuto il loro dovere antifascista in modo esemplare con coraggío ed accortezza; li ringraziamo ancora una volta per la dimostrata ed intrepida solidarietà. La lotta antìfascista per la libertà del popolo italiano era ed è per noi tutti esemplare, e come tedesco devo dire che questo è finora un esempio che non ha eguali. In Germania ci sono stati circa 100.000 uomini, – soprattutto del movimento dei lavoratori – che hanno sacrificato la libertà e spesso la vita nella lotta contro Hitler e l’imperialismo tedesco. Buchenwald è rimasto un caso così eccezionale, che il popolo tedesco non ha più potuto porsi davanti ad una simile rivolta. La scusa di milioni di vigliacchi era ed è sino ad oggi: “Non si poteva fare nulla …… Questo ha la sua motivazione: il primo cancelliere, Konrad Adenauer, riscosse la sua pensìone dal regime di Hitler. Il cancelliere Kiesinger, uno dei suoi seguaci, organizzò durante la guerra la propaganda antisemitica per l’estero, tramite la radio. Il primo presidente federale, Theodor Heuss, scrisse articoli per il giornale di propaganda del Ministro Goebbels ‘Il Reich”. Ed anche insigni consiglieri socialdemocratici, come i precedenti ministri Guston Naske e Carl Severing, hanno riscosso per 12 anni la loro pensione da Hitler, mentre migliaia di fedeli compagni socialdemocratici e comunisti sacrificavano la loro libertà, o venivano torturati nel KZ o uccisi con lavori da schiavi a favore dell’industria tedesca.
Questi fatti sconcertanti non devono essere conosciuti dalle nuove generazioni della gioventù tedesca. Né scuole, né università, né televisioni, né giornali hanno il coraggio di parlare contro lo “spirito dominante”. Così da mezzo secolo i giovani tedeschi crescono con “l’Informazione”: Hitler è morto, ora governano democratici irresponsabili, e chi gli si oppone è anticostituzionale, così soprattutto i comunisti, i socialisti di sinistra, gli intellettuali antifascisti e quegli spìrituali, che hanno preso come prototipo, il martire Don Paul Schneider, che venne assassìnato in Buchenwald. Così oggi dal 1990 il luogo di memoria Buchenwald è una spina nell’occhio, un polo nella carne. Questo luogo dì memoria venne costruito dal governo della Repubblica democratica tedesca, guidato nori da vecchi nazistí o da chi percepiva pensioni da HitIer, ma da uomini e donne che erano stati imprigionati nei penitenziari o nei KZ, o che avevano combattuto nelle Brigate internazionali della Repubblica spagnola, con i partigiani italiani, jugoslavi o sovietici, o per la resistenza francese. La linea divisoria non scorre fra Germania e Italia o Francia, distingue gli antifascistì dai fascisti e dai cosiddetti “conservatori”, che oggi come negli anni ’20 erano e sono i fondatori e promotori del fascismo. Uattuale Germania si permette qualcosa che secondo me nessun altro governo osa; invece dei nemici del fascismo lodano i patrioti tedeschi, che non l’arrivo delle 4 potenze vincitrici alleate dopo il 1945, vennero internati come criminali o sospetti. Questo accadde ìn tutte e quattro le passate zone d’occupazione. Il sig. Kiesinger stette due anni in quella americana, poiché, come il tribunale attestò, era un nazista. Ma questo venne taciuto. La campagna per gli “irmocenti sacrifici russi” ha creato un ruolo particolare per Buchenwald o meglio contro Buchenwald. La propaganda contro Russi e le diffamazioni programmate contro gli antifascisti tedeschi, soprattutto contro i comunisti, dovevano creare le premesse ideologiche. Sapete bene che il ponte storico in Torgau, sul quale nel 1945 i soldati americani e quelli dell’Armata Rossa si sono dati la mano, è stato fatto saltare in aria dalle forze armate tedesche, nulla deve ricordare la coalizione antí-Hitler e la vittoria sul fascismo. Finora abbiamo potuto impedire simili progetti contro Buchenwald. La solidarietà internazionale, le proteste di tutti e 5 i Continenti erano e sono un aiuto inestimabile. In queste circostanze permettetemi di pronunciare i ringraziamenti del nostro presidente, compagno Pierre Durand, e di tutti gli antifascisti tedeschi, a voi compagni italiani per il sostegno. L’indignazione mondiale sulla profanazione del luogo di memoria da parte di “skinheads” sotto gli occhi della polizia, e la solidarietà internazionale dimostrata ha mostrato a certa gente che deve fare i conti se pensa di poter abitare in Buchenwald o in Torgau. La nostra imminente celebrazione per il 50′ Anniversario della nostra liberazione diviene la nostra resistenza. Il 9-10-11 aprile 1995 il mondo guarderà Buchenwald.
Le intenzioni dei nostri avversari dopo questo aprile, possiamo solo supporle.
Vi preghiamo di rimanere vigilanti. Difendere la memoria dei nostri cari, e la tradizione della lotta contro il fascismo e la guerra. Abbiamo fiducia in voi.
Viva la lotta contro i pericoli fascisti, e viva la solidarietà internazionale per la pace e la libertà.
ITALO TIBALDI – Naturalmente il ringraziamento che noi facciamo è anche ai nostri compagni che si autoliberarono a Buchenwald, e mi pare che questa è l’occasione per ricordare questa circostanza. Grazie compagni. Pregheremo il generale André Delpech, rappresentante del Comitato internazionale di Dachau, di prendere la parola.