Giorgio Napolitano ricorda i suoi recenti viaggi ad Auschwitz e a Mauthausen. L’omaggio agli ebrei e ai deportati politici. “Non permettiamo di assuefarci ai nuovi orrori, così simili ai vecchi”.

Bisogna andarci in quei luoghi di terrore e orrore. lo sono stato ad Auschwitz il 27 gennaio scorso, con il presidente del Senato, il presidente del Parlamento europeo, i presidenti dei Parlamenti nazionali della Comunità europea e il presidente della Knesset di Israele per una cerimonia di omaggio, nel 49° anniversario della liberazione di quel campo di sterminio, che è stata, insieme, una manifestazione di impegno. Omaggio alle vittime dell’Olocausto, della furia razzista dei nazifascismo contro le Comunità ebraiche, dello sterminio di uomini e donne, di vecchi e bambini marchiati con la stella di David.

Omaggio alle vittime della più barbara persecuzione politica, ai 40.000 deportati di cui solo 3.000 sopravvissero agli orrori di Auschwitz, di Dachau, di Mauthausen.

Impegno a tener viva la memoria di quel che è accaduto e che dunque – come ha ammonito Primo Levi – può ancora accadere.

Impegno ad operare perché la nuova minaccia – già percepibile attraverso troppi segni ed episodi concreti in tutta Europa – venga fermata in tempo.

La situazione atroce della Bosnia ci dice che sono tornate a risuonare parole che sembravano cancellate nell’ignominia della storia,come “pulizia etnica”, “rastrellamenti”, “deportazioni”, “campi di prigionia e di annientamento”.

Non bisogna ammettere che si possa assuefare a questi nuovi orrori così simili ai vecchi.

Bìsogna che l’Europa sia percorsa da un grande moto di educazione civile, di approfondimento storico, di attiva e concreta solidarietà nella ricerca delle soluzioni capaci di garantire il rispetto dei diritti di tuttì i deboli e dì tutti i “diversi”.

Giorgio Napolitano