Importante presa di posizione nei giorni delle polemiche sull’anniversario di Auschwitz

Il primato dell’ambiguità spetta alle autorità polacche: da Wale solo un frettoloso accenno allo sterminio degli ebrei. L’attentato Israele contro il processo di pace

Con le celebrazioni del 50° anniversario della liberazione di Auschwitz sono riemersi rancori sopiti e – come si dice – si sono scoperti gli scheletri nascosti neoli armadi. Il primato delle ambiguità è toccato alle autorità polacche che nono hanno saputo desistere dallo stravolgimento storico, culturale e politico, del significato di Auschwitz il più grande cimitero ebraico del mondo” organizzando, a Varsavia, messe cantate, alluvioni di discorsi ufficiali tutti volti ad esaltare il sacrificio polacco trascurando il fatto che molti di quei polacchi sterminati erano anche ebrei. Nel suo discorso ufficiale, nel cinquantesimo della liberazione del campo, il presidente Lech Walesa dopo una estenuante trattativa ha accettato di inserire solo un frettoloso accenno al fatto che la grande maggioranza delle vittime furono ebrei. Va notato allora il comportamento dignitoso dei Presidente della Germania che, pur partecipando alle cerimonie governative, ha partecipato ostentamente alle cerimonie ebraiche, affermando “Mi aspetto che i miei figli prendano coscienza della storia del nostro popolo”.

Ma anche l’episcopato tedesco ha finalmente affrontato lo scabroso tema della posizione della Chiesa cattolica di fronte alla persecuzione e allo sterminio.

«La Chiesa cattolica si rese corresponsabile dell’antisemitismo e nei dodici anni del Terzo Reich, con il suo silenzio, con una prevalente indifferenza, perfino con l’adesione di non pochi credenti all’ideologia nazionalsocialista, fu colpevole di mancata resistenza allo sterminio degli ebrei. E’ quanto afferma la conferenza episcopale tedesca nella dichiarazione resa pubblica ieri per l’imminente cinquantesimo anniversario della liberazione di Auschwitz. Un nobile documento che costituisce un gesto senza precedenti nella storia del cattolicesimo contemporaneo: per la prima volta viene posta in modo così autorevole dall’interno della stessa Chiesa cattolica la pesante, spinosa questione del silenzio del Vaticano di Pio XII davanti all’Olocausto. L’autocritica dei vescovi tedeschi, in sintonia con la scelta europeista e democratica dell’establisliment di Bonn, è un passo che va oltre ogni precedente presa di posizione ecclesiastica sul doloroso tema e secondo ogni indicazione vuole incoraggiare la Santa Sede a rompere infine il silenzio su quel nodo.

“Auschivitz è il simbolo dell’annieniamento dell’ebraismo europeo”, sottolinea il documento, in una implicita ma netta sconfessione della contestata scelta delle autorità polacche di dare alle imminenti cerimonie conimemorative del cinquantenario un’impronta soprattutto cattolico-nazionale».

(da La Repubblica del 25.1.1995 a firma di Andrea Tarquini)

Ma anche gli integralisti palestinesi non hanno voluto lasciar trascorrere l’anniversario senza organizzare l’ennesima sanguinosa strage pur di impedire quella pace alla quale i nostri compagni superstiti che vivono in Israele e tutti noi aspiriamo. Dopo cinquanta anni il trauma di Auschwitz continua a turbare la coscienza dei mondo civile.