Testi tratti dai temi dei ragazzi della Scuola media statale di Pieve Emanuele (Milano) nel 50° anniversario della fine della guerra.

 

Modena

E alla fine tutti i bambini invidiavano Martina.
Quest’anno ricorreva il 50° della fine della seconda guerra mondiale, non potevo non parlarne ai ragazzi anche se siamo solo in terza elementare. Bisognava infrangere la regola, non scritta ma seguita dalla maggioranza degli insegnanti italiani, secondo la quale la storia contemporanea si fa solo nell’ultimo anno, se resta tempo. Del resto l’avevo già infranta parlando di dinosauri, di uomini primtivi e di egizi in prima elementare. Del resto la televisione ne avrebbe senz’altro parlato, dovevano aver la possibilità di parlarne e dove potevano farlo se non a scuola? Restava il problema di come parlarne ai ragazzi senza turbarli, mettendoli però in condizione di conoscere e di capire. I libri di testo da questo punto di vista non aiutano, nemmeno quelli di quinta elementare! Ho scelto un libro, un bel libro, “Rosa Bianca” di Roberto Innocenti, edizioni C’era una volta. Un libro che parla soprattutto con le immagini, perciò era necessario che ogni bambino ne avesse una copia. Ma grazie ad Alfredo Stoppa, l’editore, che ha fatto un prezzo ridotto, e grazie alla cooperativa Aristea e alla Banca Popolare dell’Emilia che hanno pagato questo prezzo, ho potuto mettere “Rosa Bianca” nelle mani di ognuno dei 38 ragazzi. Così lo abbiamo letto insieme e abbiamo “scoperto” i campi di concentramento. Infatti pochissimi ragazzi ne conoscevano l’esistenza prima di leggere il libro. Nessuno ha saputo dire chi fossero quei bambini dietro il filo spinato e come mai si trovassero lì! Allora ho pensato che valesse la pena conoscere la storia vera di uno di quei bambini; perciò abbiamo visto insieme il film “Jona che visse nella balena” di Roberto Faenza, tratto dal libro autobiografico “Anni d’infanzia” di Jona Oberski, edizioni Giuntina. Grazie al film siamo potuti andare al di là del filo spinato! Nella nostra mente Rosa Bianca e Jona sono diventati i protagonisti della stessa storia; il film è stato complementare al libro, come sempre dovrebbe succedere. Ma non tutto è andato liscio: Martina, e non solo Martina, ha scritto che il libro non le era piaciuto e non voleva vedere il secondo tempo del film. Allora ho mandato i commenti a “Rosa Bianca”, che i bambini avevano scritto dopo aver letto il libro, a Roberto Innocenti, che ne è l’autore, chiedendogli di rispondere alle critiche dei ragazzi. Innocenti ha risposto a Martina scrivendole una lettera stupenda, che abbiamo letto e commentato tutti insieme. A quel punto Martina era commossa, ma quel che più conta ha capito e i compagni erano gelosi di lei, tanto che Davide ha detto: “Non è colpa nostra se a noi Rosa Bianca è piaciuto”! No, non è colpa nostra, ma è così raro che un artista scriva a una bambina, che eravamo tutti gelosi di Martina! L’unica sarebbe che gli intellettuali parlassero più spesso coi bambini. Arturo Ghinelli Scuola elementare “Giovanni XXIII” – Modena
 

 

Siamo tutti diversi, uno ha qualcosa di sé da dare

“Io non capisco come possa certa gente uccìdere, uccidere così senza pensare, perché siamo tutti diversi, quindí ognuno ha qualcosa da dare”.

Daniela Polise, III G
 

 

Firenze

Premio per una tesi sulla deportazione
L’iniziativa della Facoltà di Scienze politiche dell’Università e della Fondazione “Istituto Andrea Devoto”

La Facoltà di Scienze Politiche “Cesare Alfieri”, Università degli Studi di Firenze, e la Fondazione “Istituto Andrea Devoto” indicono un concorso per 1 premio di laurea di lire 4.000.000 alla memoria di Miriam Navitch. Saranno ammessi al concorso i laureati negli a.a. 1993/94 e 1994/95 alle Facoltà e Corsi di Laurea di Scienze Politiche, Sociologia, Lettere e Filosofia, Magistero, Psicologia, Economia di tutte le Università italiane. Saranno prese in considerazione le tesi di laurea, che abbiano conseguito la votazione di almeno 110/110, sui seguenti argomenti: nazismo, totalitarismi, deportazioni, campi della morte. Entro il 31 Marzo 1996, i concorrenti dovranno far pervenire al Preside della Facoltà di Scienze Politiche “Cesare Alfieri”, Università degli Studi di Firenze, Via Laura 48, 50121 Firenze un plico raccomandato contenente:

– Domanda di partecipazione al concorso, intestata al Preside e corredata dai seguenti dati: luogo e data di nascita, domicilio e recapito telefonico.

– Certificato di Laurea e curriculum di studio con il punteggio riportato in ciascuna materia.

– N. 5 copie della tesi di laurea.
Il premio sarà conferito nel mese di giugno 1996 nell’Aula Magna della Facoltà.
 

 

Invece di essere contenti vorremmo cambiare tutto

“Secondo me non dobbiamo dimenticare gli orrori del la guerra, perché purtroppo è la realtà di cui sono stati partecipi in particolare gli ebrei. Dobbiamo ritenerci fortunati a vivere oggi, perché possiamo possedere tutto quello che si desidera; invece siamo sempre più scontenti e vorremmo cambiare tutto”.

Francesca Torino, III E
 

 

Vigevano

Una testimonianza viva, una vera lezione di storia
E’ terminato con lunghi applausi l’incontro tenutosi nei giorni scorsi tra Ferruccío Belli, presidente della sezione pavese dell”Associazione nazionale ex-deportati, e gli alunni del biennio dell’Itis “Caramuel”. Ex partìgiano del C.L.N., Belli ha raccontato con semplicità e forte immediatezza il suo arresto in Italia, la permanenza nel carcere di San Vittore, il trasferimento a Bolzano, l’internamento nei campi di Flossenburg, dove conobbe Teresio Olivelli, e Dachau. Con concretezza di immaggini ha costellato il raccolto delle umiliazìoni, delle sevìzie e delle crudeltà subite con episodi che bene hanno dato l’idea del diabolico piano dì distruzione psicologica e fisica degli internati. Eppure è apparso chiaro come tali atrocità, per altro documentate da una serie di diapositive provenienti dagli stessi archivi delle SS., non siano riuscite a distruggere la voglia di vivere di quest’uomo, che ha sentito nascere dalla propria dignità calpestata e derisa il dovere di ricordare con instancabile impegno, alle nuove generazioni, quale sia stato il prezzo della libertà. Anche ora, quasi ottantenne, esce rinvigorito da ogni incontro che gli permetta di offrire la propria testimonianza di sopravvissuto ai Lager nazisti, soprattutto nelle scuole, convinto che “per poter scegliere bene per il proprio futuro bisogna essere informati” (sono parole sue). Il ricordo dell’infanzia, di un insegnamento teso ad annullare ogni spirito critico, quando nelle aule sotto il crocefisso pendeva il motto “Credere, Obbedire, Combattere”, ha fatto sentire la scuola responsabile della capacità critica e dei valori che riesce a trasmettere ai giovani. Infine Ferruccio Belli ha manifestato preoccupazione per il presente, foriero di un triste futuro, se non cesseranno le violazioni dei diritti umani, le dittature, i conflitti etnici, i rigurgiti neonazisti, la xenofobia, l’antisemitismo strisciante e ogni altra forma di intolleranza. E’ stata una vera lezione di storia, nel senso proprio di ricerca delle testimonianze del nostro passato, terminata col pressante invito a vigilare perché, con le parole di Brecht, “il grembo da cui nacque (il mostro) è ancora fecondo.” L’incontro si inseriva, come momento forte (incontro diretto con testimoni ed interlocutori privilegiati), nel quadro delle iniziative con cui l’Itis “Caramuel” ha inteso sottolineare la ricorrenza del 50° anniversario della Liberazione. I giovani, che hanno ascoltato Ferruccio Belli in straordinario silenzio, erano stati preparati all’incontro con la visita meditata ai 40 quadri di una mostra fornita dall’Aned stessa sul ventennio 1925-45 (“Dall’oppressione totalitaria alla liberazione”). La loro partecipazione ha avuto un seguito durante l’estate, con la raccolta e l’illustrazione di testimonianze della Liberazione rintracciate presso i parenti o conoscenti.

I docenti di storia dell’Itis “Caramuel” Vigevano
 

 

 

Vogliamo ricordare ma non come pretesto per ricominciare l’odio

“Oggi vogliamo ricordare, ma spesso le manifestazioni, i fim, i documentari, ecc. vengono presi come pretesti per fare ricominciare l’odio e fare risvegliare la vendetta. Invece vogliamo solo mezzi perché non si dimentichi si è sacrificato per non far morire l’Italia far ridiffondere la dittatura fascísta”.

Valentina Dionisio, III L