Particolari poco noti della epurazione nella Germania del ’45

Rare immagini del lager di Esterwegen, uno degli undici punti di raccolta organizzati nel dopoguerra dagli Alleati in territorio tedesco. 2500 internati nel ’45, meno di metà l’anno successivo, fino alla chiusura nel luglio del ’47

L’8 giugno 1945 il fotografo canadese Charles H. Richer arrivò ad Esterwegen e scattò queste immagini di un’installazione che gli Alleati avevano coperto col segreto militare: il “Civil Internament Camp n. 9 Esterwegen”. Là dove ancora prima i nazisti maltrattavano i loro prigionieri, adesso, nelle stesse baracche, stavano le ex guardie, almeno quelle che si era riusciti ad acchiappare. Esterwegen era diventato un campo speciale per le SS addette ai KZ. Subito dopo la fine della guerra e l’occupazione della Germania, gli Alleati hanno internato un gran numero di tedeschi. La maggior parte, probabilmente 300.000 cadde nelle mani dei sovietici, 120.000 degli americani, 90.000 degli inglesi e 18.000 dei francesi. Mentre col loro internamento i sovietici perseguivano la “Lotta di classe” gli Alleati occidentali si preoccupavano soprattutto della sicurezza delle proprie truppe. Inglesi ed americani temevano la reazione dei fanatici della Vehrmacht e delle Waffen SS se, nella clandestinità, fossero riusciti ad alimentare un movimento di resistenza partigiana. Perciò, per iniziativa americana, furono stabilite norme per colpire categorie soggette ad arresto automatico. Non si cercava tanto di colpire singole persone, ma il Counter Intelligence Corps – una branca del servizio segreto – arrestava in base alle funzioni esercitate sotto il regime nazista. Quindi tutti i dirigenti politici del Partito nazional-socialista, dal modesto capo ufficio al Gauleiter. Nelle liste di prescrizione figuravano gli appartenenti alle SS, funzionari della Gestapo e del Servizio di Sicurezza SD, chiunque avesse titoli per incarichi direttivi e responsabilità nella Hitlerjugend, nelle SA o in altre organizzazioni poliziesche, militari e “persone sospette” che a vario titolo sembravano pericolose agli occhi degli occupanti. Ci furono errori e vendette il che era inevitabile. Molti dei nazisti cercavano di mimetizzarsi con nuovi documenti di identità. Unità britanniche passarono a pettine i campi profughi e si accertavano se qualcuno avesse tatuato nell’ascella il simbolo del proprio gruppo sanguigno, come si usava fra le SS. Si stima che, ad onta di queste misure, molti veri nazisti, forse un 100.000, riuscirono a farla franca. Ma anche gli americani perseguivano i propri interessi. I servizi di sicurezza intendevano procedere con grande decisione e, in caso di dubbio, privilegiare l’internamento. Ma l’amministrazione militare optava per il pragmatismo perché voleva ricostruire al più presto l’economia del paese, mettendo in moto l’amministrazione e non esitava a servirsi di tecnici, anche se incriminati. Complessivamente nella zona di occupazione britannica furono istituiti undici campi di internamento fra cui Amburgo, Westermunde, Adelherde, Sandbostel. Fra questi Esterwegen assunse una posizione particolare. Nei primi tempi furono i canadesi a gestirlo e cambiò spesso funzioni e fisionomi. All’inizio furono qui detenuti vari gruppi di nazisti, poi vi furono rinchiusi elementi sospettati di crimini particolari. Infatti 4.000 erano criminali che dovevano rispondere personalmente delle imputazioni attribuite loro dai tribunali. Si trattava nella maggioranza dei casi di guardie del KZ. Tutti gli altri furono riuniti a Hamburg-Fischerbleck. Esterwegen, come Wupperthal e Westertinke furono qualificati campi di internamento civili (sigla CIC) “temporanei”. Con una capacità di 2.500 persone Esterwegen era uno dei campi più piccoli. Ci si può meravigliare della decisione degli inglesi di usare gli ex KZ Esterwegen e Neuengamme come campi di internamento, anche se con finalità diverse. La scusa e la spiegazione sta nella penuria degli spazi disponibili sia nella zona di occupazione che nella stessa Inghilterra. In effetti qualsiasi paragone fra i KZ nazisti e i campi di internamento britannici non regge. Gli inglesi non intendevano annientare nessuno, ma si preoccupavano di garantire la sicurezza delle proprie forze di occupazione. I prigionieri furono trattati in modo severo ma corretto, singoli casi eccezionali che però, una volta accertati, vennero repressi, si verificarono soprattutto nel Centro di Indagine di Bad Neuendorf nel corso di interrogatori di elementi dalle cui confessioni il Servizio segreto britannico s’aspettava importanti rivelazioni. Il deputato Richard Stockes avendo scoperto questo scandalo ottenne il deferimento alla Commissione di disciplina e la punizione dei responsabili. Nel campo, una volta al giorno, si faceva l’appello. Per il resto della giornata la noia imperava sovrana. Il lavoro era un’eccezione perché si voleva evitare qualsiasi contatto con l’esterno. Gli internati non vennero usati neppure per la rimozione delle macerie. I lavori da eseguire all’interno del campo erano ben pochi, salvo quelli nella cucina e della legna da spaccare. Si soffriva la fame come dappertutto in Germania. I prigionieri pesavano, in media, 4/5 chili meno della media della popolazione tedesca. Gli alloggi erano in baracche di legno, le cucine erano in condizioni relativamente buone. A Hamburg-Neuengamme gli inglesi organizzarono con grande successo programmi di riformazione democratica perché la maggioranza dei più giovani non sapevano altro che quello che era stato inculcato dalla propaganda nazista. Alcuni comandanti dei campi caldeggiavano iniziative prese dagli stessi internati per programmi culturali ed informativi, ma nulla di simile avvenne ad Esterwegen perché lì si trovavano i duri caparbiamente abbarbicati alle loro vecchie convinzioni e che si distinguevano dagli altri perché avevano sulla coscienza violenze e crimini commessi con le loro stesse mani. Dal 1° luglio 1946 Esterwegen assunse la denominazione di “N. 101 Prison Camps” con un direttore tedesco e un comandante inglese. Ospitò 2612 soggetti sospettati di crimini di guerra. Poi il loro numero diminuì anche in virtù di continui trasferimenti. Nel maggio 1947 si contavano 1055 internati. Nel luglio successivo Esterwegen cessò di esistere nella sua funzione iniziale. In seguito Esterwegen fu affidato alla direzione carceraria tedesca, venne usata per la custodia di delinquenti comuni in attesa di giudizio da parte dei tribunali federali. Tuttavia un distaccamento inglese, comandato da un maggiore, continuò ad esercitarvi funzioni di sorveglianza. Vi furono trasferiti solo internati che dovevano rispondere del proprio operato davanti ai tribunali tedeschi. Erano circa 19.000. Erano membri della Gestapo, delle SS, dirigenti del partito cioè di organizzazioni che il Tribunale Militare Internazionale di Norimberga ha condannato come associazioni a delinquere.

Heiner Wember

Testo tratto da DIZ, pubblicazione dell’amical dei superstiti dei KZ dell’Emsland. Traduzione di Teo Ducci.