Un singolare a monumento inaugurato a Milina di Fiemme

Nel giardino, sotto il pino un ricordo dei suoi compagni
 

Quintino Corradini (Fagioli) abitante a Milina di Fiemme, ex deportato a Bolzano (dove restò sempre rinchiuso nelle celle, perché ritenuto particolarmente pericoloso) ha fatto erigere nel giardino di casa sua, sotto un bel pino, un monumento ai suoi compagni morti nei Lager.
Sulla grande pietra, insieme al simbolo dell’Aned, compare la scritta: “Nel segno dell’antifascismo l’impegno contro ogni razzismo per una cultura di pace, libertà e solidarietà”. Il singolare monumento è stato inaugurato con una cerimonia pubblica alla quale hanno presenziato diversi partigiani ed ex deportati della zona. In una targa di legno sono riportati i nomi dei compagni morti a Bolzano.

 
 
Angelo Mattavelli aveva 20 anni quando entrò nella camera a gas

Una via di Sulbiate dedicata al deportato ucciso a Mauthausen
Una via dei comune di Sulbiate, in provincia di Milano, è stata dedicata per decisione unanime del Consiglio comunale a Angelo Mattavelli, un ragazzo di Sulbiate ucciso nella camera a gas di Mauthausen il 21 aprile dei ’49, a pochi giorni dalla liberazione

Angelo Mattavelli era nato a Sulbiate il 17 giugno 1925 da famiglia semplice e povera. A 18 anni, mentre la guerra ingoiava intere classi giovanili, era stato chiamato per l’arruolamento in Marina. Si era presentato regolarmente ma il sopraggiungere dell’8 settembre 1943 aveva sgretolato l’Esercito italiano, per cui non fu mai chiamato alle armi. Desideroso di essere utile in famiglia si fece assumere presso le Officine Breda di Sesto S. Giovanni il 12 marzo 1944. Lavorò due giorni. Al terzo giorno nonTece ritorno in famiglia. Era stato arrestato durante un rallestramento all’uscita della fabbrica in seguito agli scioperi e rinchiuso nel carcere di S. Vittore. Il 20 marzo 1944 fu trasferito nel carcere di Bergamo, dove ricevette visite giornaliere da parte dei famigliari i quali pur nella disperazione si diedero da fare per la sua liberazione. Il 5 aprile 1944 di buon mattino fu piombato su un treno e deportato nel lager di Mauthausen in Austria.
Un anno dopo, qundo ormai le torture e le privazioni lo avevano ridotto una! larva umana, a 20 anni, fu avviato alla carriera a gas e cremato. Era il 21 aprile ’45. Si chiudeva la sua vita, mentre in Italia si apriva la speranza per un futuro migliore senza dittature, senza ingiustizia, senza odio, ma nella democrazia, nella libertà e nella pace.
 
 
 

 
 
Manifestazione del Comune, dell’Anpi e dell’Aned

Ricordati i 155 deportati il 27 maggio 1944 da Corno di Rosazzo

 

 
Cinquantacinque cittadini di Corno di Rosazzo (Udine) tra i quali alcuni ragazzi e ragazze sui 16-17 anni, furono deportati in un solo giorno del ’44 nei campi di sterminio in Germania. Pochi fecero ritorno; qualcuno, minato nel fisico per le privazioni e le sevizie subite, non resse dopo il rimpatrio.
Il Comune, l’Anpi Provinciale e l’Aned, hanno ricordato vittime e sopravissuti con una grande manifestazione pubblica sulla stessa piazza che li vide partire ed è oggi intitolata a quella drammatica giornata: 27 maggio 1944. Profonda la commozione dei presenti alle parole del sindaco Ornella Zucco (che ha espresso una dura condatitta per i delitti del nazismo, cordoglio per tutti i caduti e l’auspicio che l’umantà ritrovi la via della pace e della solidarietà), di Rosina Cantoni del Consiglio nazionale dell’Aned e del presidente dell’Anpi provinciale, Federico Vincenti.
Rosina Cantoni, la popolare “Giulia” reduce di Ravensbrück, ha scandito i nomi tristemente noti dei campi di sterminio nazisti perché “ricordarli significa pensare alle indicibili sofferenze di milioni di esseri umani: uomini, donne e persino bambini di ogni luogo d’Europa e di ogni età, colpevoli di avere lottato per la libertà del loro Paese. E uomini, donne e bambini colpevoli soltanto di essere ebrei.”
Ha invocato “un forte impegno di tutti nella testimonianza, perché le giovani generazioni conoscano quegli eventi e ne ricavino insegnamento morale e culturale per rifiutare l’esasperato nazionalismo fautore di guerre, il razzismo e la violenza, promuovendo il dialogo e l’amicizia tra i popoli”.
Dal canto suo Vincenti ha ricordato che 50 anni or sono la potente macchina bellica tedesca fu distrutta anche per la lotta degli uomini liberi di ogni Paese d’Europa al quale parteciparono anche gli italiani con gli antifascisti che per 20 anni nelle carceri, al confino e all’esilio hanno tenuta alta la bandiera della libertà, e con essi soldati, giovani e donne che andarono ad ingrossare le file partigiane.
“Corno di Rosazzo fu in prima fila in questa eroica stagione e diede alla causa della libertà 48 suoi cittadini: giovani partigiani, donne e soldati di cui 32 sacrificati nei lager nazisti. E, ancora prima, dal 1940 al 1943, ne caddero altri 20”.
Il presidente dell’Anpi di Udine, riprendendo una frase pronunciata dal presidente della Repubblica, ha affermaato che la libertà così duramente conquistata non può andare perduta, la libertà va cercata, difesa, rafforzata con la moralità, nei pensieri e nei gesti di ognuno. E guardiamo avanti ricordandoci che fra i costruttori della libertà ci sono i fratelli deportati nei lager”
Ha concluso fra gli applausi rivolgendosi anch’egli ai giovani: “A loro, senza retorica, consegnamo una grande e gloriosa pagina di storia, un messaggio di passione civile e democratica. Facciamo sì che essi raccolgano questo messaggio e questa eredità morale e vengano con noi, uomini dalle mani pulite”.

Rino Maddalozzo