“Cerco Nenconi Nedo” c’era scritto su un cartello che un uomo sui 70 anni portava bene in evidenza, il giorno della Grande manifestazione per il 50° della liberazione dei campo di Ebensee. E Nenconi (o meglio, il nostro Nedo Nencioni, presidente della sezione Aned di Empoli) era lì a pochi passi. Era arrivato a Ebensee al termine di un lungo viaggio organizzato dalla sezione empolese dall’1 all’8 maggio con 50 studenti, presidi e insegnanti delle scuole medie della zona. Un lungo viaggio, cominciato ad Auschwitz, e proseguito poi per Mauthausen e Gusen.
“Cerco Nenconi Nedo”, era scritto sul cartello, e lui, alla fine del suo viaggio, era finalmente arrivato. L’incontro è stato inevitabile. Dopo mezzo secolo, due vecchi compagni di deportazione si sono ritrovati così, in un clima di commozione che è difficile raccontare, ma che forse si può immaginare.
L’uomo con il cartello (arrivato a Ebensee già da qualche giorno) era tedesco, si chiamava Alexander Wingenter, e 50 anni fa era stato addetto al magazzino degli attrezzi del campo. Divenuto amico di Nencioni (classe ’27, arrestato ad Empoli dopo gli scioperi del ’44), per settimane gli ha passato qualche patata o qualche pezzo di pane, insieme a notizie aggiornate sull’andamento della guerra.
Scoperto nel settembre del ’44, Alexander fu duramente punito dalle SS e trasferito. “Io non l’ho più visto da allora, dice Nencioni; per tutti questi anni ho pensato che avesse pagato con la vita il suo gesto di generosità. Aveva rischiato la vita per me, e non sapeva bene neppure il mio nome”
Anche l’ex magazziniere tedesco ha pensato per anni di avere perduto per sempre l’amico italiano di Ebensee. Fino a che, tanti anni fa, gli capitò tra le mani un libro sul Lager scritto dallo storico Florian Freud, nel quale era riportata una testimonianza di Nencioni (citato con il nome sbagliato, Nenconi) nella quale egli aveva riconosciuto con certezza il vecchio amico italiano.
Quando gli hanno riferito che c’era un uomo che da giorni girava per il Lager con un cartello con il suo nome, Nencioni è andato a cercarlo a sua volta: “All’inizio non l’ho riconosciuto. E come avrei potuto, dopo mezzo secolo? Poi, quando ho capito di chi si trattava, sono diventato di mille colori, quasi non riuscivo a parlare”. Poi, passata l’emozione,, i due vecchi compagni si sono abbandonati ai ricordi, e prima di lasciarsi, si sono scambiati gli indirizzi, con l’invito reciproco ad andarsi a trovare nelle rispettive case, con le famiglie.
Dal 12 al 17 settembre scorsi Nencioni con altri compagni di deportazione è tornato ad Ebensee, dove il sindaco della cittadina ha consegnato a Alexander Wingenter una medaglia d’oro a nome del sindaco di Empoli, per avere aiutato un italiano in quel terribile campo mettendo coraggiosamente a repentaglio la propria vita. L’ex magazziniere si è schermito, dicendo di non aver fatto nulla di eccezionale: già in passato aveva cercato di aiutare qualche deportato, appena la vigilanza delle SS si allentava. Quando vide Nencioni, allora un ragazzo, si impietosì e si diede da fare per aiutarlo, salvandogli la vita. Un incontro quasi casuale, seguito da un altro invece accuratamente preparato. Un altro ex deportato empolese, Saffò Morelli, anni fa ha trovato alcune informazioni su un suo ex compagno di sofferenze, un ebreo di origine cecoslovacca, emigrato al termine della guerra in America. I due si erano scritti, e si erano dati appuntamento: “Ci vedremo ad Ebensee, al Cinquantesimo”. E così è stato. Davanti all’ingresso del Lager i due compagni hanno potuto riabbracciarsi, mezzo secolo dopo. Una piccola, significativa rivincita personale sul disegno di annientamento del nazismo.