Potevo scappare, ma ebbi paura

 

“Vennero a prendermi la notte del 13 Marzo 1944. Erano quattro poliziotti anziani, che cercarono in tutti i modi di lasciarmi scappare. Ma ero terrorizzato dal terrore e così, a diciassette anni, fui deportato a Mauthausen”. Una testimonianza dolorosa e “antieroica”, dalle lotte in fabbrica del ’43agli scioperi del ’44, fino al trasporto, nel treno blindato, al campo di sterminio.

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La guerra pesava anche sulla mia famiglia: nell’estate 1942 dovetti rinunciare agli studi regolari e nel novembre fui assunto alta “Aeroplani Caproni” di Taliedo – dove già lavorava mia madre – come operaio scritturale, in attesa di passare impiegato al compimento dei sedici anni, l’estate successiva.Il primo impatto fu negativo: oltre a sentirmi un declassato costretto a timbrare il cartellino operaio, a frequentare la mensa operaia e a lavorare in un reparto dai rumori assordanti, pieno di esalazioni acide e a contatto con operai e macchine unti di grasso – mi parve di essere capitato tra gente apatica, che parlava unicamente di cottimo, di condizioni di lavoro e di borsa nera. Per cui stetti sulle mie, evitando di familiarizzare con i miei compagni di lavoro, ed essi fecero altrettanto con me. Poi la diffidenza reciproca svanì e cosi appresi che non si parlava apertamente di politica perché – tra l’altro – l’Ufficio del Personale era sorvegliato da uomini del Fascio, i quali setacciavano le informazioni sollecitate a capi ufficio e capi reparto: al minimo sospetto che il “mugugno” potesse avere una “intenzione politica” scattavano le misure del regime: richiamo, interrogatorio in altra sede, e tutto il seguito… L’accusa più grave era il “disfattismo”: facile da giustificare con la Patria in guerra e il dovere di non colpire alle spalle i fratelli al fronte. Febbraio 1943: in alcuni reparti furono rinvenuti volantini illegali che incitavano allo sciopero contro la fame e la guerra, senza individuare chi li aveva distribuiti; chiaro che anche i sorveglianti non si erano dati da fare per trovare i colpevoli. Nel giro di pochi giorni in tutto lo stabilimento si parlò di rivendicazioni, da presentare alla Direzione aziendale e alto stesso Prefetto.

 
 

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