Nel cinquantesimo del martirio a Hersbruck

Il percorso di un giovane di Azione Cattolica da Fossoli a Flossenburg fino a Hersbruck.

Colpito a morte, donò i propri indumenti a un compagno
   

 
7 agosto

Nel campo di internamento di Fossoli scrive il suo testamento, documento di altissimo valore umano e cristiano. Il pensiero della morte non oscura lo sguardo di fede sul presente e sulla prospettiva futura.

5 settembre 1944

E’ mandato, in vagone bestiame, tra insulti e percosse, al lager di Flossenburg. Il viaggio dura quattro giorni e quattro notti, con scene e torture disumane.
Teresio sopporta tutto con rassegnazione e in piena adesione a quello che egli prevedeva sarebbe stato il suo destino.

ottobre 1944

E’ inviato a Hersbruck, campo di eliminazione, per aver continuamente difeso i diritti dei prigionieri più malati.

12 gennaio 1945
Per aver soccorso un compagno, un Kapò polacco gli sfonda lo stomaco con un calcio. Avvertendo vicina la morte, chiama un compagno che spasima dal freddo e gli dona -ultimo atto di spogliazione di sé- suoi vestiti.
 

 

“Cantiamo a te, Redentore dell’umanità, per formare un solo corpo tempio dello Spirito…” cantava l’assemblea nella basilica di S. Lorenzo a Mortara, domenica 8 gennaio, all’inizio della celebrazione eucaristica che aprìva la serie di “momenti” spirituali e culturali programmati per ricordare il cinquantesimo anniversario della morte di Teresio Olivelli alla presenza del cardinale Giovanni Saldarini, arcivescovo di Torino.

Teresio Olivelli, di cui è in corso la causa di canonizzazione, fu un giovane laico di Azione cattolica che si sacrificò a soli 29 anni nel campo di concentramento di Hersbruck per attuare un generoso servizio di carità verso i compagni di sofferenza. Il Vescovo diocesano mons. Giovanni Locatelli, ha dato lettura del messaggio del presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro che dice tra l’altro: “Appena terminata la guerra ebbi il grande onore, proprio a Mortara, di ricordare Teresio Olivelli affidandomi alle prime notizie che erano giunte sulla sua terribile ed eroica morte. Olivelli è certo l’esempio di una vìta ìntessuta di preghìere, di intensa vita di grazia, di grande abbandono alla provvidenza di Dio e di continua inesauribile capacità di donare tutto sé stesso aglì altri”. All’omelia il cardinale Saldarini, ha ricordato che Teresio Olivellì “è stato un resistente: oggi è tempo di resistenza. Quella resistenza spirituale che dà la forza anche di resistere alle situazioni più difficili e più negative”. Il nostro mondo – ha concluso Saldarini – così egoista, che non vede se non il proprio interesse, il proprio particolare, ha bisogno di un più di carità. Ma di quella carità che alla vigilia di essere condotto in Germania, Olivelli poteva confidare allo zio sacerdote in una sua lettera: “Cosà possa io là dove è donato e posto il mio giorno essere utile ai fratelli, possa sentire la voce del Signore nella miseria che atterra e nella carità che redime”.

Al momento dell’offertorio due compagni di prigionia di Teresio, il prof. Enrico Magenes dell’università di Pavia e il signor Ferruccio Belli, hanno portato all’altare il pane e il vino. Un giovane, presidente dell’A.C. della parrocchia di S. Lorenzo di cui fece parte anche Olivelli, ha presentato la tessera dell’associazione appartenuta al servo di Dio. Il parroco di Hersbruck, don Helmut SpindIer, ha portato all’altare un ramo dell’albero piantato accanto all’urna di pietra che raccoglie le ceneri delle vittime del campo di Hersbruck; questo come segno del sacrificio di Teresio che accomuna le due Chiese nella storia e nella testimonianza della carità, oltre che nella fede.

I canti della Corale Laurenziana, hanno accompagnato tutta la celebrazione al termine della quale il cancelliere vescovile, don Paolo Bonato, ha dato lettura del messaggio di partecipazione del Santo Padre fatto pervenire per il tramite del cardinale Segretario di Stato Angelo Sodano. li Papa ha espresso l’apprezzamento per l’iniziativa che “ravvivando la menioria della coraggiosa testimonianza di amore fraterno, possa far crescere nel laicato un intenso desiderio di attuare il messaggio morale del Vangelo”.

Paolo Rizzi