Una lettera alla moglie di un ufficiale alleato sulla liberazione di Ebensee

“Uno dei più bei paesaggi che avessi mai visto nascondeva il luogo più vile dei mondo”. Come fu organizzata la prima distribuzione di cibo ai 18.000 internati ormai allo stremo
 
Il 16 maggio 1945 il capitano Timothy C. Brennan, ufficiale dell’esercito alleato che aveva appena liberato il Lager di Ebensee, sottocampo di Mauthausen, inviò questa lettera alla moglie Vera, descrivendole l’inferno che aveva conosciuto. Un documento toccante e significativo e forse utile, a 50 anni da quel giorni, per rinfrescare la memoria al troppi smemorati di oggi. 
Cara Vera e Timmie, la guerra europea è finita, ma non sento alcuna differenza. Prendo quello che viene: so che nessuno mi sta sparando, ma la mia mente torna indietro a qualcosa che è accaduto l’ultimo giorno di guerra e questo è sufficiente a cambiare la vita di un uomo. E’ un buon racconto e sicuramente piangerò nel narrartelo tutto. Era l’ultimo giorno di guerra e noi continuavamo ad andare avanti, come ormai era abitudine, fino a quando non abbiamo attraversato il Reno. Alla mia compagnia era stato ordinato di muoversi verso una città austriaca e occuparla. L’abbiamo fatto senza nessuna opposizione da parte dei cittadini. Era uno dei posti più belli che avessi mai visto. Situata su un bel lago e circondata dalle Alpi. E’ impossibile descrivere la bellezza di quel luogo. Ci dicevamo che la guerra era alle ultime battute e che saremmo rimasti lì per qualche tempo. Mi sembrava la più grande fortuna che ci potesse capitare perché c’erano barche ed altri mezzi di ricreazione: la mia compagnia del resto ne aveva proprio bisogno! La gente della città era isterica ed ho pensato che questo era strano perché normalmente i tedeschi e gli austriaci avevano paura delle truppe americane. Ho capito più tardi quale fosse il motivo; Sulla collina, proprio fuori la città, esisteva uno dei più infami campi di concentramento che tu possa immaginare e sicuramente ti rifiuti di pensare che simili cose possano esistere in un mondo civile. Questo posto accoglieva 18.000 persone ed era il più vile posto dei mondo. Morivano trecento persone al giorno per malnutrizione. Un grande forno crematorio poteva bruciare otto corpi alla volta ed era occupato ventiquattro ore al giorno. Quando sono arrivato al campo c’erano quattrocento corpi al crematorio che attendevano di essere bruciati ed altri nelle baracche che aspettavano di essere accolti. La maggior parte di loro assomigliavano ad animali. Erano stati trattati come animali per così lungo tempo che a loro volta erano diventati animali. Avrebbero combattuto come cani per un pezzo di pane e si sarebbero sicuramente uccisi per poche bucce di patate. Le guardie SS tedesche che custodivano l’accampamento avevano lasciato il campo poco prima che arrivassimo. Non penso che avrebbero temuto la metà dei carri armati come molti di loro hanno temuto i prigionieri perché i pochi SS che erano partiti con un po’ di ritardo erano stati fatti a pezzi dai prigionieri. Quando sono arrivato al campo ho trovato i prigionieri pronti per marciare sulla città armati coi fucili e le pistole presi dall’arsenale delle SS. Se avessimo permesso loro di andare in città sono sicuro che lì avrebbero rapinato e saccheggiato e la città sarebbe stata indubbiamente cancellata dalla terra. Abbiamo dovuto usare i carri armati per impedire questo e farli tornare al campo. I tedeschi non li avevano nutriti da tre giorni ed erano agli stremi delle forze. Il grosso problema per noi era il cibo. Così abbiamo chiuso ai civili tutti i negozi e i forni della città i quali hanno subito iniziato a preparare pane per il campo. Ho mandato un messaggio a radio Marshall e tutte le truppe dello Squadrone hanno fatto la stessa cosa. Hai mai provato a preparare un pasto per 18.000 persone impazzite dalla fame? Fortunatamente i cuochi del campo cooperavano e ben presto abbiamo avuto una cucina organizzata bene. Allora abbiamo scoperto che le SS avevano distrutto il sistema idrico e non avevamo acqua al campo. Dovevamo portare tutta l’acqua con i secchi, bidoni o qualunque altra cosa riuscissimo a trovare. Questo ci ha rubato molto tempo, ma sono riuscito a superare anche questo ostacolo e finalmente abbiamo avuto una minestra consistente e un po’ di pane pronto: il minimo sufficiente per nutrire ognuno con un buon pasto. Paragonandolo a quello a cui erano abituati per loro questo era un banchetto. Ho saputo che stava accadendo qualcosa quando il pasto era già pronto fuori dalle cucine: ero lì ed avevo le mitragliatrici dislocate sulla linea dei cibo. Ho indugiato a fare quello che accadde. Sono venuti avanti come un’onda e noi abbiamo sparato nell’aria per fermarli, ma non abbiamo ottenuto nessun risultato. Abbiamo dovuto allora fare di nuovo fuoco sopra le loro teste, mancandoli giusto di pochi pollici, e dato alcuni colpi con il calcio del fucile ai più aggressivi: questo ha riportato una specie di ordine. Il cibo per gli uomini troppo deboli dalla farne e per i malati veniva portato alle baracche sotto scorta. Io ed i miei uomini abbiamo aiutato i più deboli affinché anche loro potessero arrivare alla linea del cibo, ma è stato molto faticoso. Si dice che il debole muore e il forte vive. Bene questo sarebbe accaduto se non avessimo aiutato i deboli. I forti avrebbero mangiato due volte e i deboli non sarebbero neppure arrivati alla tavola per avere il cibo. Alcuni degli uomini non mangiavano da così tanto tempo – anche sei giorni – e sebbene fossero ammoniti dagli interpreti di mangiare lentamente e poco, essi hanno inghiottito il cibo e in pochi minuti sono entrati in agonia e morti in qualche istante. Finalmente, dopo mezzanotte, l’intero campo era stato nutritoed era stato raccolto il cibo sufficiente per altre ventiquattro ore. Dopo quel tempo sapevo che l’esercito ci avrebbe consegnato tonnellate di cibarie e le unità dell’ospedale sarebbero arrivate. Mentre il pasto stava per essere preparato (sono state necessarie diverse ore) ho fatto un’ispezione al campo ed ho scoperto che i tedeschi erano veramente molto efficienti. Questi uomini venivano usati come lavoratori per la costruzione di una fabbrica sotterranea nelle Alpi austriache. I lavoratori forti stavano in una parte del campo, i semi-forti in un’altra, i deboli in un’altra ancora e la gente inabile ad ogni genere di lavoro da un’altra parte. Come puoi indovinare gli ultimi erano i più prossimi al forno crematorio e se non morivano per il digiuno le SS avevano metodi più sbrigativi. Sembra un racconto dell’orrore, non è vero? Lì c’erano circa dodici bambini di età fra gli 11 e i 14 anni che sono stati immediatamente adottati dai miei uomini e portati giù in ciítà, lavati e vestiti, nutriti e adesso sono considerati membri della compagnia. Alcuni di questi bambini sono stati nel campo di concentramento per quattro anni ed hanno completamente dimenticato la vita civile. Uomini di tutti i generi di vita erano nel campo. Dottori, avvocati, preti, artisti, musicisti, contadini e qualunque altra professione si possa menzionare. Non si può comunque distinguere l’uno dall’altro. Uomini di cultura. criminali e contadini sembravano tutti uguali e tutti lottavano per il cibo perché sapevano che senza un po’ di nutrimento ogni giorno si indebolivano e non potevano combattere il giorno successivo prendendo così la direzione verso gli edifici vicini al crematorio. Quando il nostro cappellano seppe che c’era del clero al campo ha ordinato la loro immediata evacuazione. Io ho portato al mio quartier generale,un famoso pianista e un violinista. Il pianista piangeva come un bambino quando gli fu permesso di suonare e i sei anni trascorsi in un campo di concentramento non erano stati sufficienti ad uccidere il suo genio. Ha suonato per me ed è stato veramente molto bello”.