Gianfranco Maris

“E’ tempo di ricostruire le condizioni di una convivenza che consenta di tagliare il marcio senza distruggere i tessuti vivi della democrazia” “Il no al razzismo e alla violenza deve essere detto subito e deve essere pagato da ciascuno ad ogni costo, altrimenti i ritorni sono fatali, perchè nascono dalla crisi dell’uomo ”
Oggi, nel quadro delle celebrazioni del cinquantesimo anniversario della lotta di liberazione, noi ci incontriamo, qui a Carpi, con la storia. Poche settimane fa, lei, riconoscendo che vi sono sentimenti antichi di rispetto umano, per i quali a tutti i morti, di qualunque parte, deve essere rivolta uguale pietà, implicitamente testimoniava – come è nella sua cultura e nella sua morale – che mai possono essere omologate le ragioni degli impiccati, dei fucilati, dei torturati, dei deportati con le ragioni di coloro che hanno impiccato, fucilato, torturato e deportato. Attribuita ad ogni morto la pietà che il rispetto della morte stessa deve indurre nel cuore di ogni uomo, “il resto è storia”, lei ha ripetuto. Ebbene, qui, a Carpi, oggi noi siamo nella sede etica della storia del nostro paese. I fucilati di Fossoli e di Carpi, i politici e gli ebrei da qui deportati verso le torture e l’annientamento per fame e lavoro di Auschwitz e di Mauthausen e di Rawensbrück e di Dachau sono qui tutti, oggi, con noi, a ricordare al paese intero una grande storia di dignità e di libertà: l’epopea di un popolo che nel dolore, nel sangue, nel sacrificio della vita ha aiutato tutti a ritrovare la propria identità, a rifondare uno Stato nuovo, aperto alla solidarietà, all’uguaglianza, alla promozione sociale, ai valori universali della democrazia. Questa storia non puo essere archiviata. Massimamente quando, nella dissoluzione di un vecchio sistema politico, irrompono nella società disorientata, senza regole e talora senza una adeguata consapevolezza delle stesse istituzioni, interessi forti ai quali si accompagnano addirittura manifestazioni criminali, di nazismo, di fascismo, di razzismo, di mafia, di criminalità, che, in una preoccupante convergenza, a parole declamano rivoluzioni formali, che lasciano intatti i vecchi sostanziali assetti che hanno portato il paese ad una devastazione civile senza precedenti. Qui a Carpi noi ritroviamo le nostre radici: anche qui, nelle baracche di Fossoli, è nata la nostra Repubblica. Gli uomini diversi, per retroterra culturale e politico, ebbero pensieri uguali. Gli accenti regionali erano diversi, ma i pensieri erano uguali; e non parlavano di tre Repubbliche Federate, ma di uguaglianza, di libertà, di giustizia in una sola Repubblica. Forse è qui che ho sentito parlare per la prima volta dell’articolo 3 della nostra Costituzione, dell’impegno che la Repubblica deve dispiegare perché, in ogni piega della società, vengano dissolte le ingiustizie che impediscono, oggi e qui, agli uomini di essere uguali e di partecipare tutti indistintamente alla direzione politica del nostro paese. Solo queste radici, oggi, possono ancora unirci e proteggerci. Solo le ragioni ideali possono essere oggi di sostegno per una comunità che voglia vivere nella giustizia e nella libertà, che voglia chiudere gli errori e aprire spazi nuovi per la democrazia. E’ tempo di recupero della nostra storia e dei suoi valori. E’ tempo di ricostruire le condizioni di una convivenza che consenta di tagliare il marcio senza distruggere i tessuti vivi della democrazia. E’ tempo di riprendere il cammino lungo le giuste coordinate indicate dalla nostra Costituzione: che furono e sono e non possono essere che quelle segnate dal sacrificio delle generazioni, che qui e in tutte le valli e le città ed i borghi del nostro paese, in un tempo non lontano, morendo, diedero vita al sogno di un paese unito, libero e democratico.