Torna di attualità una vecchia proposta di alcuni ragazzi milanesi

 

Milano, 28/5/1970

Illustrissimo Signor Presidente,
Siamo alcuni ragazzi milanesi, alunni di terza media e, in occasione delle manifestazioni tenute a Milano per celebrare il 250 anniversario della Liberazione, abbiamo visto e sentito molte cose di estremo interesse. A Milano si è tenuta una mostra della Deportazione e i nostri occhi si sono aperti su un mondo di orrori e di crudeltà che ci sembrano quasi impossibili. Osservando le fotografie e i documenti esposti abbiamo visto immagini che ci hanno lasciati smarriti: da qualche superstite presente abbiamo udito racconti agghiaccianti e ne siamo usciti sgomenti.
Più tardi ne abbiamo parlato fra noi: abbiamo chiesto altre notizie. Un libro di un chimico torinese, Primo Levi, vittima anch’egli della deportazione, ci ha detto con chiarezza che cosa è stata la dolorosa esperienza dei lager. In questi lager sono morti circa 15.000 italiani, combattenti della Resistenza. Pochi oggi li ricordano, quasi nessuno ne parla. Eppure ci sembra che questi siano stati, tra gli eroi, i più umili e i più grandi: nel silenzio di una tragica solitudine hanno affrontato una morte atroce e disumana per affermare la verità del loro ideale.
L’Italia, come tutte le nazioni civili, ha sempre ricordato tutti i suoi figli, caduti in tutte le guerre: lo dimostrano i numerosi cimiteri di guerra punteggiati di croci. Questi morti soltanto ci sembrano dimenticati. Per loro non ci sono tombe: le loro spoglie sono state distrutte, bruciate nei forni e le ceneri disperse o adoperate per la concimazione dei campi.
Signor Presidente, questi uomini sono stati trucidati ferocemente perché testimoniavano il diritto dell’uomo alla liberià. Noi che oggi siamo liberi, grazie anche al loro martirio, vogliamo onorare questo sacrificio e testimoniare al mondo che il loro ideale è vivo e non morirà mai. Se niente possiamo per loro, vogliamo almeno che il loro ricordo non muoia nel tempo: vogliamo che siano ricordati tutti, uno ad uno, non col bronzo o con la pietra che sono cose inerti, ma con un simbolo vivo che dimostri la vitalità perenne del loro ideale. Il popolo di Israele ha ricordato i suoi milioni di morti nei lager con sei milioni di alberi innalzati sulle colline della Palestina. Ogni albero ha un nome: ogni nome rappresenta una vita. Noi vorremmo che su un colle d’Italia si levassero, alti nel cielo azzurro, quindicimila alberi, sacrario vivente dei morti nei lager. Il vento d’Italia, tremando fra le cime, susciterà le loro voci e queste diranno a noi e al mondo che cosa possa lo spirito degli italiani quando è sorretto dall’ideale della libertà.
Signor Presidente, l’idea è nostra: ci è balenata qualche giorno fa, ricordando la mostra. Tra poco, dopo gli esami, andremo in vacanza e noi dedicheremino volentieri parte delle nostre vacanze alla realizzazione del progetto. A Lei chiediamo consiglio ed aiuto, a Lei che la Resistenza ha vissuto.
Signor Presidente, prima che si concluda il suo mandato presidenziale, con lei vorremmo salire quel colle, per onorare coloro che, tra i padri, furono, i migliori.

Bertazzoni – Legnardi – Masala – Maneo – Biffi – Calzolari – Carbone – Piccenoni – Chelini – Benedetti. Classe 3* Sez. A – Scuola Media “Luigi Majano” – Milano – Via Commenda 22