In questi ultimi giorni sulla stampa e in rete si susseguono voci allarmate e allarmistiche circa la supposta accoglienza di profughi nel campo di Buchenwald.
L'Aned, che da 70 anni si è posta il compito di tutelare la memoria delle deportazioni nei campi nazisti, anziché unire la propria voce a questo baccano mediatico ha voluto verificare, telefonando al Museo-Memoriale di Buchenwald. La Signora Sandra Siegmund, adetta stampa, ha confermato che una ventina di migranti sono alloggiati, in effetti, in un edificio nella località di Schwerte, a pochi km da Dortmund nel Land del Nordreno-Westfalia (nella Ruhr, a 367 km di distanza da Buchenwald!) in cui, dal 6.4.1944 al 29.01.1945, si trovava un sottocampo posto sotto l’amministrazione del KZ di Buchenwald. Ma l’edificio in cui questi sventurati in fuga alla ricerca di un rifugio sono ora alloggiati, non è una ex baracca per i deportati che lavoravano per la Reichsbahn (le ferrovie del Reich) ma un edificio nuovo, ricostruito sul luogo in cui sorgeva un alloggio per le guardie.
Va precisato, inoltre, che in Germania (e in Austria) sono molte migliaia gli edifici nel periodo nazista in qualche modo inseriti nel gigantesco sistema concentrazionario e che molti oggi sono destinati a usi civili.
Del resto, senza andare fino in Germania, anche a Milano da circa un mese la direzione del Memoriale della Shoah ha aperto i locali del Memoriale a una cinquantina di profughi che a rotazione trovano rifugio per la notte a ridosso del cosiddetto Binario 21, a testimonianza che dalla memoria della tragedia delle deportazioni di allora può e deve nascere una nuova idea di solidarietà e di fratellanza tra i popoli del mondo.
L’uso solidale – in Germania come a Milano – delle strutture e degli spazi usati dal nazismo e del fascismo per opprimere, umiliare, sfruttare, uccidere è infinitamente più rispettoso della Memoria della deportazione dello scandalismo di una parte della stampa internazionale perennemente alla ricerca di notizie a sensazione.
Gilberto Salmoni, presidente della sezione di Genova di Genova, che in quel lager fu deportato giovanissimo, ci scrive: “La Fondazione del memoriale Buchenwald è estremamente attenta, sensibile, rispettosa Aggiungo che la sollidarietà a Buchenwald era forte e che molti di noi avrebbero accettato, dopo 70 anni, la presenza di profughi sofferenti nelle loro baracche, con l'ordine e il rispetto che la Fondazione avrebbe certamente preteso”.
Tanto rumore mediatico per nulla, una volta di più.