Una “pietra d’inciampo”, posta davanti alla casa dove abitò, in via Magoni 20, ricorda il deportato Angelo Costanzi nel centro storico di Orvieto (Tr). A inaugurarla è stata una piccola folla. L’iniziativa è stata dell’ANPI locale, insieme al Comune e all’Opera del Duomo di Orvieto, di cui Costanzi era stato dipendente, prima di essere cstretto a trasferirsi a Roma.
Chi era Angelo Costanzi lo ha raccontato nel suo libro sui deportati umbri Li presero ovunque (Mimesis editore) Olga Lucchi, segretaria dell’ANED Umbria, scomparsa prematuramente poche settimane dopo la pubblicazione del volume:

Angelo Costanzi
Nato a Orvieto (Tr) il 9 gennaio 1908, titolo di sesta classe di scuola elementare, residente a Roma, mosaicista, fu segnalato come comunista il 19 maggio 1943 e denunciato al Tribunale speciale. “Dopo parecchi mesi di pedinamenti e investigazioni”, la questura individuava il gruppetto di antifascisti che si stavano organizzando intorno alla Scintilla, giornale stampato e distribuito clandestinamente. Si trattava di un «gruppo comunista intellettuali ed operai», il quale faceva molti proseliti alla Breda ed era in collegamento con altri antifascisti di «Italia libera». Fu arrestato, ma il 7 agosto 1943, dopo la caduta del fascismo e l’arresto del duce, fu rimesso in libertà, anche se la polizia continuò a vigilarlo.
Arrestato nuovamente a Roma il 20 dicembre 1943, fu rinchiuso nel carcere di Regina Coeli, a disposizione dell’ufficio politico della questura. Il 4 gennaio 1944 partì dalla stazione Roma Tiburtina insieme ad altre centinaia di deportati politici per Mauthausen, numero 42060; trasferito a Ebensee, morì tre mesi dopo, il 28 aprile 1944, a soli trentasei anni.