Nel corso del 2018 fu casualmente scoperta nei pressi della linea ferroviaria a Lungitz, in Austria, una enorme quantità di ceneri e di resti umani. Furono allora le stesse autorità di Vienna a dichiarare che si trattava con ogni probabilità delle ceneri prodotte dal crematorio del campo nazista di Gusen. Sempre secondo le autorità di Vienna i resti trovati potevano essere ricondotti a un numero enorme – da 20 a 30.000 – di corpi bruciati. Si ammise infine allora che una parte di quei resti è ancora interrata sotto la linea ferroviaria, a causa delle difficoltà del recupero.
Nel periodo successivo al ritrovamento, ormai in piena pandemia, questi resti furono spostati e sepolti in un angolo del paesino di Lungitz, lungo un viottolo di campagna, dove già in precedenza era stato eretto un piccolo monumento che ricorda l’esistenza in quel luogo del campo di Gusen III. Le Ambasciate dei paesi che ebbero il maggior numero di vittime a Gusen furono invitate a presenziare all’inaugurazione di quella sepoltura: una vasca di cemento di qualche metro di lato, sopra la quale una targa in corten avvisa – solo in tedesco – che lì sono raccolti i resti delle vittime del sistema dei campi di Mauthausen
La soluzione trovata dalle autorità austriache – senza alcuna consultazione, che risulti, con i paesi di origine dei deportati – non renda dignità e onore alle vittime di quel terribile campo. Nel complesso di Gusen morirono appunto circa 30.000 deportati. Gli italiani deportati lì furono 3.098, e di questi 2.177 non fecero ritorno a casa (due su tre!). Per la prima volta dalla fine della guerra i figli e i discendenti degli uccisi in quel luogo – ce ne sono a centinaia iscritti alla nostra associazione – hanno appreso dove si trovano le spoglie mortali dei loro padri o nonni, che fino ad ora si dicevano soltanto “passati per il camino”. Per la prima volta ci sarebbe una tomba dove portare un fiore.
Purtroppo si tratta di una possibilità solo teorica: nei pressi di quella sepoltura non esiste parcheggio, e non è possibile arrivare in vicinanza con una delegazione, anche piccola. Di certo non potrà essere quello uno dei luoghi nei quali potrebbero soffermarsi in raccoglimento le numerose delegazioni provenienti da tutta Europa nei giorni dell’anniversario della Liberazione dei campi. Di fatto alle delegazioni straniere e ai famigliari di quegli uccisi è negato l’accesso a quell’area.
Per quanto ne sappiamo non esiste in Europa un altro luogo nel quale siano riuniti resti di così tante vittime del periodo della Seconda Guerra Mondiale – da 20 a 30.000! – in uno spazio tanto angusto e inaccessibile.
Si potrebbero citare, al contrario, decine di cimiteri di soldati austroungarici morti durante la Prima Guerra Mondiale, in vari Paesi europei e nella stessa Austria, dove per alcune centinaia di vittime sono previsti ampi e solenni cimiteri, con tanto di monumenti, nei pressi di parcheggi così da consentire ai visitatori di fermarsi per portare un fiore o anche semplicemente per riflettere un istante.
Il tema interessa quasi tutti i paesi europei, perché da ciascuno di essi provenivano le 30.000 vittime del complesso dei campi di Gusen.
Oggi è a portata di mano una soluzione dignitosa e definitiva di questo problema. Dopo l’acquisizione di nuove aree da parte della Repubblica austriaca a Gusen, è in corso un ampio confronto sulla progettazione di una nuova ampia area memoriale. Si discute in questo contesto della possibilità di edificare un importante monumento che renda onore alle vittime.
L’ANED ritiene che non vi sia bisogno a Gusen di un nuovo monumento. Se si trasferissero in quelle aree le ceneri provvisoriamente sepolte a Lungitz, quella sepoltura costituirebbe di per sé, senza alcuna retorica e senza necessità di aggiungere altro, il centro, il cuore della nuova area memoriale, il punto di raccoglimento per i visitatori, il luogo attorno al quale si potrebbero svolgere le cerimonie di commemorazione e di ricordo. Anche i progettati centri di incontro della gioventù del mondo con le comunità locali assumerebbe un significato diverso, in prossimità di una sepoltura nella quale fossero riuniti i resti delle decine di migliaia di uomini di tutta Europa uccisi in modo atroce proprio in quella stessa area.
E’ stato fatto qualcosa di simile innumerevoli volte in passato, del resto. La stessa grande fossa comune allestita dagli Alleati a Gusen nel 1945, con i corpi di coloro che erano morti negli ultimi giorni prima della Liberazione, ai quali furono aggiunti quelli di coloro che purtroppo continuarono a morire anche nei giorni successivi, fu a un certo punto smantellata, e i resti delle vittime trasportati a Mauthausen, distante alcuni chilometri, per fare posto ai nuovi insediamenti residenziali.