Era il 24 giugno 1988. Alle 17,30 Papa Wojtyla varcò il portone del campo di Mauthausen. Nella cittadina di Mauthausen ha appena incontrato una delegazione di un centinaio di superstiti del Lager. “Qui – aveva commentato – si progettava la morte, l’annientamento totale di chi si reputava nemico, di chi semplicemente era ‘diverso’. O forse veniva annientato soltanto perché era un uomo?”.

Rivolto ai superstiti, aveva aggiunto: “Voi uomini che avete vissuto in prima persona quei terribili supplizi, diteci: abbiamo forse dimenticato troppo in fretta il vostro inferno?Non spegniamo forse nelle nostre mani e nelle nostre coscienze le tracce di quei vecchi crimini? Diteci ancora: in quale direzione dovrebbe andare l’Europa, l’umanità tutta dopo Auschwitz, dopo Mauthausen?”.
Nel campo, il Pontefice aveva anche pronunciato commosse parole sull'”Olocausto degli ebrei”, chiedendo al mondo un impegno “perché tutto questo non si ripeta mai più”. “Perciò – ha aggiunto – deve essere eliminato ogni tipo di violenza, che ripete vecchi errori e suscita odio, fanatismo e integralismo religioso, i quali sono nemici dell’armonia tra i popoli. Ognuno esamini a questo proposito la propria coscienza, secondo la propria responsabilità e competenza. Ma prima di tutto è necessario che noi promuoviamo un dialogo costruttivo tra ebrei, cristiani e musulmani, affinché la comune testimonianza della fede nel ‘Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe’ porti frutti effettivi nella ricerca della comprensione reciproca e nella convivenza fraterna, senza violare i diritti di alcuno”.

(Le foto di questa pagina sono tratte da Famiglia Cristiana. Grazie per la collaborazione a Italo Tibaldi, Mauthausen 42307).