E' stato inaugurato al Cimitero Monumentale di Milano il restauro del Munumento ai deportati caduti realizzato dallo studio BBPR nell'immediato dopoguerra e collocato proprio al centro del cimitero.
Con il passare degli anni diversi interventi avevano in qualche misura modificato l'aspetto originario del monumento. E soprattutto negli ultimi anni era diventato evidente il degrado generale dell'opera: i profilati d'acciaio erano scrostati, e i nomi incisi sulle grosse lastre di pietra ai piedi della struttura risultavano del tutto illeggibili.
C'è voluto il cambio di amministrazione a Milano e l'elezione a sindaco di Giuliano Pisapia perché il Comune si facesse carico del restauro di un monumento che segna una pietra miliare dell'architettura e dell'arte milanesi.
Grazie alla collaborazione dello studio Belgiojoso, che ha prodotto i disegni originali, i restauratori hanno provveduto a  realizzare interventi che ricondurranno l'opera alle forme volute dai progettisti Belgiojoso, Peressutti e Roger nel 1945. Il piccolo manto erboso è stato abbassato, sono stati eliminati i cespugli che nascondevano la base del monumento, è stata recuperata la teca che contiene la gamella, il filo spinato e la terra di Mauthausen.

Alla cerimonia di inaugurazione, domenica 6 maggio 2012, 67° anniversario della liberazione dell'ultimo grande lager nazista – quello di Ebensee – nel corso della tradizionale cerimonia che l'Aned organizza fin dal 1946 attorno a quel monumento, in ricordo delle decine di migliaia di italiani caduti nei Lager nazisti.
Hanno presobrevemente la parola

  • il presidente dell'ANED di Milano Dario Venegoni
  • l'architetto Alberico Belgiojoso
  • l'assessore Daniela Benelli per il Comune di Milano (nella foto), in rappresentanza del Sindaco Giuliano Pisapia.

Il presidente nazionale dell'ANED Gianfranco Maris, ex deportato a Mauthausen, ha parlato – come sempre, da oltre mezzo secolo, senza alcuna interruzione – al Cimitero ebraico.

Storia di un monumento che ha fatto storia

Le immagini della inaugurazione, a cura di Leonardo Visco Gilardi