E’ morta a Roma Rita Levi Montalcini. Aveva 103 anni. La senatrice a vita è deceduta intorno alle 14 di domenica 30 dicembre 2012 nella sua casa in via di Villa Massimo, a Roma. La scienziata era assistita da persone care e si è spenta prima ancora dell’arrivo dell’ambulanza, chiamata per il sopraggiungere di una crisi.
Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha appreso la notizia dalla nipote Piera, alla quale ha espresso commossa partecipazione e il cordoglio del paese: “Luminosa figura della storia della scienza” e “orgoglio per l’Italia”, l’ha definita Napolitano. E il presidente del Consiglio Mario Monti l’ha ricordata in una nota come “una donna carismatica e tenace, che ha dato battaglia per tutta la vita per difendere i valori in cui credeva”.
Le sue ricerche in campo scientifico la portarono alla scoperta e all’identificazione del fattore di accrescimento della fibra nervosa o Ngf (Nerve growth factor, ndr). Ricerche grazie alle quali, nel 1986, riceve il premio Nobel per la medicina. Socia nazionale dell’Accademia dei Lincei per la classe delle scienze fisiche, tra i soci fondatori della Fondazione Idis-Città della Scienza, è la prima donna ammessa alla Pontificia accademia delle Scienze. E’ stata sempre molto attiva in campagne di interesse sociale, per esempio contro le mine anti-uomo o per la responsabilità degli scienziati nei confronti della società.
Nel 1992 ha istituito, insieme alla sorella gemella Paola (morta nel 2000), la Fondazione Levi Montalcini, in memoria del padre – Adamo Levi, ingegnere elettrotecnico e matematico – rivolta alla formazione e all’educazione dei giovani, nonché al conferimento di borse di studio a giovani studentesse africane a livello universitario, con l’obiettivo di creare una classe di giovani donne che svolgano un ruolo di leadership nella vita scientifica e sociale del loro paese.
Sempre a favore dei giovani scienziati, nel marzo 2012 ha rivolto un appello al governo Monti insieme al senatore Ignazio Marino (Pd), “affinché non cancelli il futuro di tanti giovani ricercatori, che coltivano la speranza di poter fare ricerca in Italia”.
Nata a Torino il 22 aprile del 1909 da una famiglia ebrea sefardita, quando, nel 1938, Benito Mussolini pubblica il “Manifesto per la difesa della razza” – cui fa seguito la promulgazione delle leggi razziali e il blocco delle carriere accademiche e professionali agli ebrei – la Montalcini è costretta a emigrare in Belgio con Giuseppe Levi (l’istologo che l’aveva accolta nella sua scuola medica quando aveva solo 20 anni). Poco prima dell’invasione tedesca del Belgio (primavera del 1940), torna a Torino, dove, durante l’inverno del 1940, allestisce un laboratorio domestico situato nella sua camera da letto per proseguire le sue ricerche.
Il 1° agosto 2001 viene nominata senatrice a vita da Carlo Azeglio Ciampi ”per aver illustrato la Patria con altissimi meriti nel campo scientifico e sociale”. Per questo suo ruolo, sempre svolto con grande serietà e rigore, nel periodo del governo Prodi, tra il 2006 e il 2008, fu aspramente contestata dagli esponenti del centrodestra. Si distinse in questa infame campagna il deputato Storace che, facendo leva sulla sua età avanzata, arrivò a proporre per lei “stampelle in regalo” per sorreggere lei e di conseguenza l’esecutivo del professore.
Contro Rita Levi Montalcini si scagliò anche con l’usuale misogina violenza verbale Beppe Grillo, il quale nel 2003 patteggiò una multa di 4000 euro al processo che lo vedeva imputato per diffamazione aggravata del premio Nobel, che Grillo nel 2001 aveva apostrofato come vecchia puttana, insinuando che la scienziata torinese avesse ottenuto il Nobel grazie a una ditta farmaceutica che materialmente le aveva comprato il premio.
Di fronte a questi attacchi la senatrice a vita mantenne saldissima la propria fermezza, non lasciandosi intimidire dai nuovi fascisti, così cme non si era fatta intimidire, tanti anni fa, dalle squadracce di Mussolini.
Anche per questo oggi l’ANED si unisce al cordoglio della famiglia e di tutti coloro che hanno visto in questa donna apparentemente minuta e fragile un esempio di forza, di coraggio, di determinazione, di altissime capacità professionali che ha onorato per tanti decenni l’Italia nel mondo.