Società Umanitaria
in collaborazione con

ANED – Fondazione Memoria della Deportazione Onlus

Mercoledì 14 novembre 2012, ore 18,00
Società Umanitaria. Sala Facchinetti-Della Torre

presentazione del volume
di Gianfranco Maris

Per ogni pidocchio cinque bastonate.
I miei giorni a Mauthausen
(Mondadori, 2012)

Sono intervenuti con l’Autore:

  • Arturo Colombo
  • Giovanna Massariello

Letture di

  • Roberto Melogli

Gianfranco Maris, attivo nelle file del Partito comunista clandestino e poi della Resistenza milanese, ha poco più di vent’anni quando da Fossoli e Bolzano, dove la Repubblica sociale italiana ha realizzato campi di concentramento e di transito destinato alla custodia degli ebrei e dei deportati politici, giunge in territorio austriaco insieme ad altri quasi trecento italiani. “Si aprono gli sportelli del treno. Soldati con cani e bastoni cominciano a picchiarci. Urlanoschnell, schnell”.I cani ringhiano, le bastonate ci raggiungono da tutte le parti. È la notte del 7 agosto 1944”.

È l’inizio di un viaggio tormentato e assurdo nell’inferno del lager, dal quale moltissimi non faranno più ritorno. A Mauthausen gli uomini vengono ridotti a «Stücke», pezzi di un prodotto, e immessi in una catena di montaggio che impone lavori disumani, freddo, fame, malattia. E poi quasi sempre la morte, inflitta con una iniezione al cuore o tramite camera a gas. L’unico modo per sopravvivere è gonfiarsi il petto d’aria al momento delle selezioni – così da sembrare più «in forze» -, sopportare i turni massacranti nelle cave di pietra, dividere un chilo di pane con altri venti detenuti, subire cinque bastonate per ogni pidocchio scoperto dai kapò durante le ispezioni.

Dice l’Autore: “Ero rimasto a Mauthausen 265 giorni. Eravamo partiti in 290. All’arrivo delle truppe alleate, solo 137 di noi erano ancora in vita. Avevo ventiquattro anni e avevo già visto tutto l’orrore del mondo”.