COMUNICATO STAMPA
FILLEA-CGIL FILCA-CISL FENEAL-UIL
LOMBARDIA
Sotto la polvere del tempo, le condizioni generali di conservazione sono rimaste buone, poche le lacerazioni, nessun cedimento della struttura: è così che il gruppo di lavoro del progetto “Cantiere Blocco 21”, partito dalla Lombardia per raggiungere il campo di Auschwitz, ha trovato il memoriale in onore degli italiani caduti nei campi di sterminio. Partiti domenica 31 agosto per la Polonia, sono rientrati il 7 settembre i 32 studenti della Scuola di Restauro dell’Accademia di Belle Arti di Brera, accompagnati dagli insegnati dell’Accademia, dai rappresentanti dell’Isrec, l’Istituto Bergamasco per la Storia della Resistenza e dell’Età Contemporanea, e dai sindacati, questi ultimi finanziatori della missione in Polonia.
“Auschwitz Cantiere Blocco 21” è un laboratorio di documentazione e conservazione del memoriale, ospitato appunto nel blocco numero 21 del campo di Auschwitz, nato con il pieno consenso e in stretta collaborazione con l’Aned, l’Associazione Nazionale ex-deportati nei campi nazisti, legittima ed unica proprietaria del memoriale.
Le categorie degli edili FILLEA-CGIL, FILCA-CISL e FENEAL-UIL di Lazio e Lombardia sostengono economicamente il progetto di recupero e conservazione, sulla cui necessità Isrec e Accademia di Brera non hanno dubbi, alla luce anche di alcune voci veicolate dalla stampa nazionale (rass. stampa: http://users.libero.it/isrecbg/ ) in merito a presunte volontà di sostituire il memoriale. A muovere le critiche più forti contro l’allestimento italiano, in particolare, è la Direzione del Museo di Auschwitz che vorrebbe uniformare i memoriali di tutti i paesi presenti all’interno del campo, seguendo una linea espositiva documentale piuttosto che artistica.
Il memoriale italiano, infatti, non è una mostra, non è costituito, come gli altri, da pannelli o fotografie. È, invece, un’opera d’arte che è al tempo stesso testimonianza diretta dei sopravvissuti italiani, espressa attraverso il linguaggio artistico.
“Questo memoriale con il quale l'Aned intendeva far sentire ad Auschwitz la voce degli italiani deportati e portare testimonianza della deportazione dall'Italia, ricordandola nel quadro del nazifascismo e nello specifico e complesso intrecciarsi delle diverse storie di deportazione” si legge nel protocollo che ha formalizzato l’intesa tra Aned, Brera, Isrec e sindacati e ha dato l’avvio a Cantiere Blocco 21, “fu realizzato grazie a una progettazione collettiva e corale, che coinvolse tanto l'associazione che alcuni importanti nomi della cultura italiana del Novecento. Il progetto architettonico fu ideato dallo studio di architettura milanese BBPR (Banfi, Belgiojoso, Peressutti, Rogers), la stesura del testo concepito per dare voce al memoriale fu opera di Primo Levi, il progetto artistico fu realizzato dal maestro Mario Samonà, la regia fu curata da Nelo Risi e infine Luigi Nono concesse l'utilizzo della suo pezzo "Ricorda cosa ti hanno fatto in Auschwitz". Con questo memoriale ci venne consegnato, così, dall'Aned un esempio unico, prezioso e originale di opera di testimonianza. Nel memoriale, infatti, la testimonianza passa attraverso il lavoro artistico e l'arte si fa carico dell'impegno di testimoniare. Proprio in questa scelta di campo operata all'inizio risiede la specificità e l'originalità del memoriale che si impone come documento prezioso della storia italiana del Novecento e monumento originale dell'arte italiana contemporanea”.
L’installazione, inaugurata il 13 aprile 1980, è costituita da un’enorme spirale ad elica che occupa tutte le stanze al primo piano del Blocco 21, con l’obiettivo dichiarato dall’ideatore Lodovico Belgiojoso di “ricreare allusivamente un’atmosfera di incubo, l’incubo del deportato straziato fra la quasi certezza della morte e la tenue speranza della sopravvivenza, (…). È l’idea di uno spazio unitario, ossessivo, realizzato con un ritmo di zone di luce e ombra che si alternano equidistanti fra loro, consentendo anche la visione, attraverso le finestre, degli altri ‘blocchi’ del campo, visione altrettanto ossessiva”.
Il visitatore cammina all’interno dell’opera d’arte, lungo una passerella di traversine di legno che evocano quelle ferroviarie. La parte iconografica di Samonà è costituita da un affresco su tessuto suddiviso in 23 strisce congiunte dove appaiono scene che illustrano il fenomeno storico del fascismo e del nazismo, della Resistenza e della deportazione. Sotto la polvere che gli studenti dell’Accademia di Belle Arti di Brera nell’arco di una settimana di rilievi, studi e lavoro attento hanno asportato attraverso una pulitura superficiale a secco, brillano significativi colori: il nero del fascismo e della sua violenza spietata che progressivamente lascia il posto sempre di più al colore bianco del movimento cattolico, al rosso del socialismo, al giallo che riconduce al mondo ebraico, che proprio con quel colore (quello della stella) si è voluto disprezzare e che, invece, nell’installazione diventa rivendicazione.
Durante la presentazione del progetto alle autorità polacche nel marzo 1979, a proposito del memoriale Primo Levi e Gianfranco Maris, scrissero: “Vuole essere un luogo dove la fantasia ed i sentimenti di ognuno potranno evocare, molto più delle immagini e dei testi, l’atmosfera di una grande indimenticabile tragedia”.
“Proprio la fantasia” scrive la ricercatrice Elisabetta Ruffini che collabora con l’Isrec e che ha seguito passo passo tutte le operazioni di primo restauro della settimana passata ad Auschwitz, “forse è proprio questa l’eredità del memoriale. Se, infatti, proviamo a considerare che in fondo la memoria è fantasia, è la fantasia di trovare le forme per fare posto al passato nel presente, il memoriale ci apparirà come luogo in cui la fantasia è e deve essere sollecitata e messa al lavoro. Far parlare il memoriale è il compito lasciato alla nostra fantasia dal lavoro di fantasia dei nostri deportati (…). Di fronte ai nuovi allestimenti arricchiti con postazioni multamediali, varrà la pena allora ricordare che (…) in una riunione del Comitato Esecutivo dell’ANED (a chi) chiedeva se il memoriale si integrasse con quelli degli altri paesi, Belgiojoso rispondeva, sinteticamente ma significativamente, con un semplice, secco “no”. Sarà bene farsi gelosi custodi di questo “no”, perché esprime una libertà e una fantasia di memoria che per noi che viviamo in tempo pericolosamente in preda al culto della memoria sono forse ancora tutte da riscoprire”.
Il lavoro degli studenti di Brera è stato coordinato dal professor Sandro Scarrocchia, direttore della Scuola di Restauro dell’Accademia, dal professor Duilio Tanchis e dal professor Armando Romeo Tomagra. Accanto a loro, Matteo Cavalleri e Elisabetta Ruffini dell’Isrec hanno proseguito nel lavoro di ricerca archivistica per approfondire la ricostruzione storica della progettazione del memoriale, già iniziata negli archivi dell’Aned. L’Isrec si è, infatti, dato il compito di offrire alla collettività italiana quella conoscenza critica e storica del memoriale che ancora mancava.
Il viaggio in Polonia ha anche dato la possibilità di incontrare un rappresentante dell’ambasciata italiana a Varsavia, a cui è stata illustrata la situazione del memoriale italiano e il rischio che sta correndo. L’incontro è avvenuto il 4 settembre, tra il Primo Consigliere Giuseppe Cavagna, i rappresentanti di Isrec e Brera e l’avvocato Michele Camolese: “Per conto dell’ambasciata il Primo Consigliere s’è dimostrato molto disponibile e curioso di conoscere tutti i dettagli della vicenda, dimostrando d’essere già informato a proposito della controversia insorta. Ha garantito, poi, tutto l’appoggio all’iniziativa, limitatamente alle facoltà di un’ambasciata”.
Non hanno voluto mancare i rappresentanti dei sindacati, che hanno raggiunto, dal 1° al 3 settembre ad Auschwitz, il gruppo di lavoro e ricerca: “Per il sindacato il finanziamento di quest’iniziativa è uno dei modi più concreti ed efficaci che si possano trovare di salvaguardare la memoria, le testimonianze, e per permettere che gli stessi valori cari alle nostre organizzazioni, quelli contenuti anche nel nostro Statuto, quelli che parlano di rispetto delle appartenenze a gruppi etnici, religiosi, di nazionalità e di cultura diversi, prendano concretezza e vita” hanno commentato Angelo Chiari e Antonello Simula del Direttivo FILLEA-CGIL regionale della Lombardia e Martino Signori della CGIL di Bergamo che ha aderito all’iniziativa. “Anche oggi questi valori sono vitali, proprio come ieri, quando l’Europa veniva scossa dai drammi politici del fascismo e del nazismo, intimamente intrecciati, alimentati l’uno dall’altro. La FILLEA lombarda e anche quella del Lazio hanno creduto nel progetto di restauro di questo memoriale, ancor più visto che esso è stato pensato e progettato da artisti e architetti che hanno vissuto sulla pelle l’esperienza della deportazione”.
“Anche la FILCA-CISL di Lombardia e Lazio è impegnata esattamente per le stesse ragioni” ha commentato al rientro in Italia Fulvio Gervasoni, responsabile della formazione per la FILCA-CISL lombarda. “L’obiettivo prioritario è quello di attualizzare la memoria. Soprattutto oggi questa necessità si rende evidente in un contesto in cui i valori che hanno ispirato la Resistenza e che hanno accompagnato i deportati sembrano passare in secondo piano, come se le priorità fossero altre. Eppure, proprio partendo da questi valori, le organizzazioni sindacali hanno da sempre lavorato per costruire un sistema di rappresentanza dei lavoratori. Ci sembra giusto che siano proprio i sindacati del settore delle costruzioni a sostenere l’iniziativa. L’auspicio (e ci mobiliteremo per realizzarlo) è che tutto il mondo delle costruzioni venga coinvolto, compresi i rappresentanti dei costruttori”.
Una mostra itinerante sull’iniziativa “Auschwitz Cantiere Blocco 21” è stata inaugurata al campo di Fossoli, nel comune di Carpi (Modena) nell’ambito delle Giornate Europee del Patrimonio (27 e 28 settembre). L’esposizione resterà aperta al pubblico fino al 30 novembre.
– il protocollo d’intesa per il laboratorio di studio e lavoro Auschwitz -Cantiere Blocco 21;
– la presentazione delle varie tappe del laboratorio di Isrec e Accademia di Brera;
– fotografie del memoriale e del cantiere scattate dal fotografo Armando Romeo Tomagra.
– La genesi dell'opera sul sito del pittore Pupino Samonà