Grande scalpore ha destato la notizia della cerimonia svoltasi alla Camera del Deputati nei giorni scorsi, nel corso della quale il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Graziano Delrio ha consengano ai familiari di Paride Mori una medaglia "in riconoscimento del sacrificio offerto per la Patria". Il tutto è avvenuto nel quadro delle cerimonie per il Giorno del Ricordo, che intenderebbe onorare le vittime delle foibe. Peccato che Mori non sia morto affatto in una foiba sul Carso nel 1945, ma il 18 febbraio 1944 mentre combatteva, con il suo Battaglione bersaglieri volontari “Benito Mussolini”, un reparto che all’inizio era aggregato alle “Waffen SS” e successivamente fu inquadrato nell’esercito della Repubblica di Salò. Forze armate che combattevano a fianco dei nazisti contro i partigiani e gli Alleati.

Laura Boldrini, investita dalle polemiche per questa iniziativa sconcertante, ha diramato un comunicato in cui prende decisamente le distanze: "La Presidente della Camera non ha dato alcun premio alla memoria del repubblichino Paride Mori, né ha in alcun modo concorso ad individuare il suo nome tra quelli meritevoli di onoreficenza. L'individuazione dei soggetti cui attribuire le medaglie spetta infatti ad una commissione istituita presso la Presidenza del Consiglio, che le ha consegnate durante uno specifico incontro che la Camera ha ospitato nella sala Aldo Moro, a margine della cerimonia per la Giornata del Ricordo svoltasi invece nella Sala della Regina alla presenza del Presidente della Repubblica e con la partecipazione della Presidente Boldrini".

Il presidente dell'Anpi, Carlo Smuraglia, ha chiesto che venga ritirata l'onorificenza attribuita alla memoria di un alleato di Hitler, e ha ribadito l'obbligo del governo di chiarire chi abbia assunto questa incredibile iniziativa.

L'Aned si associa a queste domande, ricordando il ruolo attivo delle Forze armate della Rsi della persecuzione e nella caccia agli ebrei e ai resistenti, affidati poi all'alleato nazista per essere deportati verso il Reich.

A poche settimane dalle celebrazioni del settantesimo anniversario della Liberazione l'esecutivo deve queste risposte agli italiani, agli ex deportati, ai resistenti, ai familiari delle vittime del nazifascismo.

Già qualche anno fa la famiglia di Mori era riuscita a fargli intitolare una via a Traversetolo, il suo paese natale, da una amministrazione comunale di sinistra. L'intitolazione fu poi revocata, quando emerse la falsità delle motivazioni addotte dai sostenitori della richiesta.