Il campo nazista di Mauthausen, in Austria, nei pressi di Linz, fu aperto nel 1938 e liberato dalle Armate americane il 5 maggio 1945. In pochi anni 90.000 prigionieri, sui 190.000 in totale, di oltre 50 nazionalità diverse, furono uccisi in quel luogo. La percentuale delle vittime italiane fu anche superiore: su circa 8.500 deportati, quasi 5.000 furono annientati in pochi mesi.
Il 16 maggio 1945 – 11 giorni dopo la liberazione – mentre ancora proseguiva il penoso lavoro di dare sepoltura ai cadaveri insepolti e ai corpi dei tanti che continuavano a morire nonostante le cure dei sanitari USA, i prigionieri si riunirono tutti insieme per l’ultima volta sul piazzale dell’Appello del campo, in occasione della partenza del gruppo di deportati sovietici, che sarebbero stati presi in carico dall’Armata Rossa, acquartierata a pochi chilometri di distanza.
In quella occasione i prigionieri sottoscrissero un documento, oggi noto come il “Giuramento di Mauthausen”, in cui si impegnavano a combattere per costruire un mondo solidale e senza frontiere, di uomini liberi.
L’orchestra del campo, composta da professionisti utilizzati in passato dalle SS per allietare le loro riunioni, fu chiamata a suonare per l’ultima volta. Avrebbero potuto eseguire un brano russo, o americano, in omaggio ai vincitori della guerra. E invece decisero di eseguire la Marcia Funebre della Terza Sinfonia di Beethoven. Fu una scelta di altissimo valore culturale e politico: con questo brano gli ex deportati appena liberati dopo 7 anni di violenze e di torture inflitte loro da militari tedeschi rivendicarono che il mondo libero è l’unico vero erede della grande cultura germanica, e che l’odio per il nazismo non si sarebbe mai tradotto in odio per il popolo tedesco e la sua cultura. Un messaggio di evidente, grandissima attualità in questo periodo di drammatici conflitti.
Nelle ricostruzioni di quel 16 maggio 1945 praticamente da sempre si indicava una inesistente “Marcia funebre di Egmont” come il brano eseguito allora. Un supplemento di indagine proposto dall’ANED al Museo del campo ha portato a correggere questa informazione erronea.
In occasione della inaugurazione della mostra sulle fotografie di Mauthausen l’ANED e la Fondazione Orchestra Sinfonica di Milano hanno concordato l’esecuzione di quel brano di Beethoven da parte di un piccolo ensemble da camera dell’Orchestra Sinfonica di Milano composta da Valeria Perretti al Flauto, Gianfranco Ricci al violino, Tobia Scarpolini al Violoncello e Vittorio Rabagliati al pianoforte. Si è trattato in assoluto della prima volta in Italia – e da molti decenni certamente anche all’estero – che quel brano veniva eseguito con riferimento a quell’ultima eccezionale esecuzione da parte dell’orchestra dei prigionieri di Mauthausen.