Il Parlamento Europeo, con voto incredibilmente quasi unanime, che ha visto insieme il gruppo socialista, quello popolare e i rappresentanti delle formazioni sovraniste e reazionarie, ha approvato una risoluzione che impegna gli stati membri a celebrare le vittime dei “totalitarismi” del Novecento. Il testo, presentato da esponenti della destra nazionalista polacca e di altri paesi dell’Est, è stato solo qua e là emendato con interventi che non ne cambiano la sostanza.
Si segna così una vittoria culturale di forze che hanno teorizzato nei rispettivi paesi l’autoassoluzione da qualsiasi responsabilità negli stermini e la necessità di una dura contrapposizione dell’Europa con la Russia attuale.
Il testo integrale della risoluzione europea
Il Parlamento propone come data in cui celebrare “tutte le vittime dei regimi totalitari” il 23 agosto, giorno della firma del patto Molotov-Ribbentrop, perché, a sentire gli estensori, “la Seconda guerra mondiale, il conflitto più devastante della storia d’Europa, è iniziata come conseguenza immediata del famigerato trattato di non aggressione nazi-sovietico del 23 agosto 1939”.
E’ una lettura che non trova riscontro nella più accreditata storiografia del periodo, un autentico falso storico sul quale è costruita tutta la risoluzione. Facendo riferimento a un generico “comunismo” la risoluzione accomuna in una identica condanna Stalin e i Gulag ai militanti comunisti che in tutta Europa hanno combattuto nella Resistenza, contribuendo alla conquista della libertà, delle Costituzioni democratiche del dopoguerra e alla costruzione della stessa Europa.
Di più, la risoluzione fa riferimento al fatto che “il riconoscimento del retaggio europeo comune dei crimini commessi dalla dittatura comunista, nazista e di altro tipo” (…) è “di vitale importanza per l’unità dell’Europa e dei suoi cittadini e per costruire la resilienza europea alle moderne minacce esterne”.
Quali sarebbero queste minacce esterne? Non i dazi commerciali di Trump, non l’aggressiva politica commerciale cinese: esse per il Parlamento europeo vengono dalla Russia di Putin, che viene perentoriamente invitata a “confrontarsi con il suo tragico passato”.
Non si chiede, il Parlamento, se la recente legge polacca sulla Memoria non costituisca una negazione per legge della verità storica quando si dice “profondamente preoccupato per gli sforzi dell’attuale leadership russa volti a distorcere i fatti storici e a insabbiare i crimini commessi dal regime totalitario sovietico”: un impegno a senso unico che certo non aiuterà la costruzione di una memoria comune europea.
L’ANED respinge le raccomandazioni contenute in questa risoluzione, e chiede al Parlamento Europeo di dar prova di resipiscenza, ritirando il documento.