71° Cerimonia Internazionale Mauthausen
15 maggio 2016
Mi chiamo Laura Piccioli e sono la più giovane componente del Consiglio Nazionale dell'ANED – Associazione Nazionale Ex Deportati nei Campi nazisti.
Essere qua oggi per me è un grande onore perché solitamente gli ultimi interventi ufficiali erano riservati al nostro ex presidente Gianfranco Maris, che in tutti questi anni ci ha saputo prendere per mano ed accompagnarci nella comprensione più profonda della storia della deportazione. A lui desidero dedicare un pensiero afettuoso e commosso e un applauso, per il grande valore che ha lasciato in eredità alla nostra associazione e alla nostra società.
Sono comunque molto orgogliosa di parlare da questo palco oggi, perché per la prima volta in 72 anni, nell'annunciarmi, ha risuonato in questo piazzale il Cognome che per troppo tempo fu sostituito, durante i famigerati appelli, dal numero di matricola 57344.
Sono infatti la nipote dell'ex deportato politico Mario Piccioli, deceduto nel 2010, che fece il suo ingresso in questo campo l'11 marzo del 1944 a soli 16 anni per poi essere trasferito a Ebensee e successivamente a Linz dove venne liberato nel maggio del 1945.
Ricordo nelle sue parole, spesso colme di sconforto e di sfiducia, la volontà di portare avanti una testimonianza, di raccontarla ai giovani affinché non venisse dimenticata.
Anche lui, come tutti gli altri suoi compagni, ricordava e faceva propri, giorno dopo giorno, i punti cardine del giuramento che il 16 maggio del 1945 venne enunciato dagli ex deportati e che recitava “…Vogliamo percorrere una strada comune: quella della libertà indispensabile di tutti i popoli, del rispetto reciproco, della collaborazione nella grande opera di costruzione di un mondo nuovo, libero, giusto per tutti; Nel ricordo del sangue versato da tutti i popoli, nel ricordo dei milioni di fratelli assassinati dal nazifascismo, giuriamo di non abbandonare mai questa strada. Vogliamo erigere il più bel monumento che si possa dedicare ai soldati caduti per la libertà sulle basi sicure della comunità internazionale: il mondo degli uomini liberi!”
Queste sono le parole che ci sono state consegnate affinché mettessimo in pratica i grandi e fondamentali valori che esprimono. E noi dopo 71 anni come rispondiamo?
Rispondiamo con razzismo e xenofobia nei confronti di chi viene considerato diverso;
rispondiamo mettendo chilometri di filo spinato ed alzando muri per segnare i confini;
rispondiamo mostrando al mondo immagini di bambini, donne e uomini con numeri scritti sulle braccia, schedati e messi in quarantena in attesa di essere distribuiti nella nostra civile Europa;
rispondiamo con odio e intolleranza verso tutti coloro che lasciano i propri paesi in cerca di libertà, la stessa per la quale fno a 71 anni fa anche in questo continente si moriva!
Di fronte a tutto questo mi chiedo:
Con quale coraggio abbiamo varcato la frontiera austriaca per arrivare in questo paese a celebrare la liberazione di migliaia di donne e uomini dalla barbarie nazifascista?
Con quale pudore deponiamo le corone in segno di rispetto?
Con quale presunzione puntiamo il dito contro le popolazioni di allora e contro l'indiferenza e il silenzio degli abitanti dei paesi limitrofi ai campi che si chiudevano gli occhi pensando così di non sentirsi complici di quello che stava accadendo?
Noi oggi siamo complici allo stesso modo!
Ieri come oggi giriamo le spalle a questi terribili avvenimenti, li facciamo rientrare nella nostra quotidianità e li guardiamo scorrere, inermi, facendo al massimo lo sforzo di condividere il nostro sdegno sui social network.
Quanta vergogna dovremmo provare nel capire che abbiamo infranto in mille pezzi quel monumento che i nostri amati deportati hanno costruito con tanto sacrifcio?
Quanta indiferenza devono ingoiare Mario Candotto, Vera Salomon, Gilberto Salmoni, Mirella Stanzione, Marcello Martini e tutti gli ultimi superstiti che ancora oggi sono desiderosi di raccontare quanto vissuto per fare comprendere a noi giovani che l'orrore è dietro l'angolo?
Coloro che hanno vissuto la deportazione ci hanno insegnato cosa vuol dire avere tenacia e ci hanno insegnato ad avere degli ideali e degli obiettivi.
Oggi, grazie a loro, grazie a questi momenti di celebrazione, grazie a pellegrinaggi come quello ai campi di concentramento ognuno di noi diventa testimone e portatore di valori sani.
Da oggi ognuno di noi ha la responsabilità di divulgare la storia che apparentemente riguarda solo il passato, ha il dovere di cercare di capire e di affrontare la vita con occhi diversi.
Oggi, noi che siamo qui e che abbiamo avuto modo di conoscere fino a che punto l'uomo può arrivare a fare del male al suo pari, non possiamo esimerci dal farci una nostra opinione e dall'avere sempre il coraggio di prendere una posizione per non far scegliere agli altri cosa è meglio per noi.
Milioni di uomini e donne hanno perso la loro dignità, la loro libertà, la loro voglia di essere adolescenti; alcuni di loro hanno lasciato tutto questo per sempre e noi non possiamo risciacquarci l'anima solo attraverso frasi di circostanza ormai diventate ipocrite.
Anna Frank, nel suo diario scriveva “Come è meraviglioso che non vi sia bisogno di aspettare un singolo attimo prima di iniziare a migliorare il mondo”.
Bene, noi quando cominciamo?
Laura Piccioli
ANED – Associazione Nazionale Ex Deportati nei Campi nazisti