Il 9 maggio alla collina del Walpersberg di Kahla sono stati commemorati i tanti lavoratori forzati che là morirono e reso onore ai sopravvissuti – purtroppo sempre meno. Di italiani ne erano presenti solo due: Ermanno Falcioni di Torino, che veniva per la prima volta e che ha riconosciuto e ben descritto il lager 7 (campo di morte),  e Balilla Bolognesi, che invece viene da diversi anni.
Balilla ha letto molto emozionato un suo scritto perché tanti sappiano che è esistito anche il lager di Kahla, che là in un anno soffrirono 3.178 italiani e tanti sono sepolti in quelle terre, ma dei quali mai nessuno parla. Si parla  sempre dei grandi stermini (giustamente), ma è anche giusto parlare del grande numero di deportati civili, perché – come dice Balilla Bolognesi – “Ci sono mille e mille storie della deportazione, ognuna diversa, ognuna con le sue sofferenze, ma tutte hanno in comune: fame, freddo, morte, pidocchi, malattie, maltrattamenti.”
Non dimentichiamo i deportati e i morti di Kahla!

Pinuccia Corti