Il presidente dell'ANED (Associazione Nazionale Ex Deportati nei campi nazisti) Dario Venegoni e quello dell'Ipsos Nando Pagnoncelli hanno presentato alla Casa della Memoria di Milano i risultati di un sondaggio realizzato da Ipsos per conto dell'associazione presso un campione rappresentativo dei giovani di età compresa tra i 16 e i 25 anni residente in Italia. Sono state realizzate 750 interviste online (su 1.453 contatti), mediante sistema CAWI, eseguite dal 18 ottobre al 2 novembre 2016. Il documento informativo completo riguardante il sondaggio è consultabile ai sensi di legge, per la sua pubblicazione, al sito www.agcom.it.
Democrazia, antifascismo, immigrati: se l’importanza di vivere in un paese democratico non è messa in discussione, alcuni difetti del sistema vengono criticati. Una quota rilevante dei giovani chiede infatti l’abolizione dei partiti, che non sono visti come indispensabili per una sana vita democratica, mentre si sottolinea una certa difficoltà dei regimi democratici nel prendere decisioni. Più della metà dei giovani si dichiara antifascista e oltre il 60% pensa che il tema dell’antifascismo sia tuttora attuale. Tuttavia il regime fascista non viene condannato in toto: due terzi dei giovani pensa chesì, sia stata una dittatura, ma che abbia anche portato benefici al paese. Sull’immigrazione, prevale la spinta all’accoglienza (il 37% propenso ad accogliere tutti, il 39% a dare ospitalità solo ai perseguitati e non ai rifugiati economici). Tuttavia l’immigrazione rappresenta per molti una minaccia e una consistente minoranza ritiene che la loro presenza stia rovinando le nostre tradizioni e la nostra cultura.
Shoah e deportazioni: la Shoah è decisamente conosciuta: due terzi dei giovani ne dà una descrizione corretta e quasi tutti (il 96%) ne hanno almeno sentito parlare. È valutata come una grande tragedia, ma comparabile ad altre di cui si parla meno. La scuola è un veicolo importante di informazione: circa tre quarti ha partecipato almeno una volta ad iniziative su questo tema organizzata dalla scuola. Oltre il 90% poi valuta importante trasmettere la memoria dei campi di concentramento, perché la storia non si ripeta, perché tutti sappiano quello che è successo e perché i giovani imparino la tolleranza. I pochi che invece non ritengono utile parlarne pensano che oggi ci siano problemi molto più importanti, che la Shoah sia un avvenimento oramai lontano nel tempo e che oramai se ne sia parlato fin troppo. Anche in questo caso la scuola è ai primi posti in termini di veicolo utile per la conoscenza degli avvenimenti, ma anche tutti gli altri mezzi (tv, giornali, web, social network) sono ritenuti adatti.
La conoscenza delle caratteristiche delle deportazioni in Italia rivela invece ampie lacune. Infatti, nonostante circa l’80% dichiari di conoscere almeno abbastanza bene la storia del regime fascista, si pensa che, dopo gli ebrei, il gruppo più deportato dall'Italia sia stato quello degli ebrei, seguito da quello degli omosessuali, quindi da Rom e Sinti. Decisamente sottostimate le deportazioni dei partigiani e degli antifascisti, e tra questi in particolare quella degli operai, che al contrario hanno rappresentato, come noto, la grande maggioranza della deportazione italiana.
Il giorno della memoria rappresenta un momento centrale nella propagazione del ricordo: il 90% dei giovani ne conosce l’esistenza, oltre la metà ha partecipato almeno una volta ad un evento connesso a questa giornata, i due terzi si sentono coinvolti da questa ricorrenza.
Aned: l’Associazione Nazionale ex-Deportati nei campi nazisti è conosciuta dal 20% dei giovani intervistati (percentuale che sale al 33% nelle aree in cui l'associazione è presente). Dall'indagine tuttavia emerge un largo apprezzamento per le iniziative dell'associazione e la percezione diffusa di una sua forte utilità nella sensibilizzazione degli italiani in generale e dei giovani in particolare. Di nuovo, lo strumento principale è individuato nelle scuole, dove le testimonianze di Aned avrebbero un importante ascolto. A seguire l’organizzazione di viaggi nei campi in Italia e all’estero e l’utilizzo dei social network.