A.N.E.D.
Associazione Nazionale Ex Deportati Politici nei Campi Nazisti
XIII CONGRESSO NAZIONALE ANED
Trieste 21-23 settembre 2004
Il XIII Congresso Nazionale dell’ANED, riunito dal 21 al 23 settembre 2004 nella sede etica della Risiera di San Sabba, unico campo di annientamento nazista in Italia
innanzitutto ricorda le drammatiche particolari dimensioni della tragedia del Confine Orientale del nostro Paese, la Venezia Giulia, negli anni che vanno dal 1920 al 1945
e rende onore alle vittime del fascismo, del nazismo, del nazionalismo e della violenza etnica posta in essere sul confine orientale della Venezia Giulia nel 1945 all’instaurarsi di un nuovo potere totalitario;
In un momento in cui si presenta irrisolto nel mondo il flagello della fame e della sete, lo stillicidio continuo di vite, soprattutto di bambini, per le malattie, per la mancanza di medicine e di cure;
in un momento in cui i rapporti fra gli uomini e le popolazioni sono ancora inquinati da xenofobia, razzismo, antisemitismo;
in un momento in cui una guerra di tipo nuovo investe e coinvolge nella violenza e nella distruzione vasti territori di antica civiltà e cultura, con vaste ricadute politiche, in un mondo che la globalizzazione fatalmente unifica non solo sul piano dei mercati ma anche sul piano del riconoscimento e della negazione dei diritti di grandi ed antiche popolazioni, non può essere taciuta la guerra e non può essere taciuto il terrorismo che dalla guerra sgorga e nella guerra trova tutte le sue spinte moltiplicatrici;
i deportati politici italiani nei campi di sterminio nazisti ritengono che sia irresponsabile rispondere a tutto questo in maniera non chiara e inequivocabile.
Con estrema chiarezza, pertanto, il Congresso afferma il rifiuto della guerra da parte dei superstiti e dei familiari dei caduti. Rifiuto e condanna della guerra per le ragioni etiche, sociali, culturali e politiche già richiamate con norma giuridica di immediata attuazione nell’art. 11 della nostra Costituzione, il quale impone alle istituzione e ai cittadini italiani il rifiuto della guerra per risolvere i conflitti internazionali.
Il terrorismo deve essere combattuto innanzitutto rifiutando ciò che la guerra genera e moltiplica, cioè la guerra stessa, e deve comunque essere combattuto da tutti gli uomini e da tutti i popoli insieme, poiché si colloca, nella comunità umana, soltanto con il volto criminale dei delitti contro l’umanità, privo di qualsiasi causa, senza fini e senza onore.
Il terrorismo deve essere combattuto con i mezzi della politica e i contenuti di una cultura umanistica, nel rispetto della dignità di tutti gli uomini e con un impegno solidale di tutti i soggetti politici: i popoli, l’Europa e gli Stati Uniti d’America insieme, questi nell’ampio consenso, appoggio e unità dell’ONU, e ancora insieme ai popoli arabi e insieme all’Islam, con il dialogo e dando assicurazione e garanzie che l’Occidente non vuole imporre a nessuno con le armi i propri modelli politici, che non vuole sottrarre a nessuno con strisciante colonialismo, le risorse di cui ogni terra è dotata, che vuole operare soltanto per una convivenza pacifica di tutti i popoli e per la promozione sociale di tutte le donne e di tutti gli uomini.
Il Congresso ha affrontato il male che affligge le comunità del nostro Paese, quello delle memorie divise, che lacerano e non consentono il formarsi di una comunità coesa nell’accettazione della sua comune storia, che deve da tutti essere rivisitata non ideologicamente, ma nel rispetto della verità, liberando ogni memoria dalle sue scorie di enfasi o di silenzio, per consentire, nella rivisitazione storica, alla luce dell’umanesimo critico che è principio e fine della democrazia, di sublimare le memorie stesse, per estrarne un sistema di valori condivisi nei quali tutti possano riconoscersi per camminare insieme.
Anche l’avvenire dell’Europa si costruisce soltanto con un saldo aggancio alla memoria storica di quanti hanno combattuto contro il nazifascismo per la libertà dei propri paesi.
Per questo vanno respinti con fermezza tutti i tentativi di negazionismo, di revisionismo, di antisemitismo e di omologazione tra di loro delle memorie contrapposte, come si tenta di fare oggi con il riconoscimento per legge dello status di belligeranti dei militari della Repubblica di Salò, equiparandoli agli eserciti belligeranti di liberazione di tutti i paesi che hanno dichiarato guerra al nazismo e al fascismo.
Il Congresso dell’ANED rivendica il 25 aprile come data fondante della Repubblica, come radice culturale della nostra comunità, tanto che i tentativi di estirpare questa radice non potrebbero sortire altra sorte se non quella di spegnere la comune identità dei popoli d’Europa.
Il Congresso conferma l’impegno di sempre dell’ANED, nella ricerca, nella documentazione, nella testimonianza della deportazione, nella consapevolezza che solo la conoscenza consente l’assunzione delle responsabilità storiche delle tragedie che stanno alla base della nostra democrazia.
Per questi obiettivi la creazione e lo sviluppo della FONDAZIONE MEMORIA DELLA DEPORTAZIONE assicureranno la continuità di un impegno culturale e politico in cui tutti gli italiani possano riconoscersi e in esso trovare il riferimento necessario al loro agire per la costruzione di una società più libera, più solidale, più democratica.
Trieste, 23 settembre 2004