Nel suo tradizionale cartoncino d'auguri per il nuovo anno, che porta ancora il segno del genio grafico di Albe Steiner e che resta sostanzialmente immutato da decenni, quest'anno l'Associazione ha scelto una frase tratta da una lettera dal carcere di Andrea Lorenzetti, militante antifascista milanese, morto a Gusen dieci giorni dopo la liberazione del campo da parte degli Alleati.
Rinchiuso nel carcere milanese di San Vittore, il 26 marzo 1944 così spiegava in una lettera alla madre la propria decisione di impegnarsi attivamente nella Resistenza, affrontando lucidamente il rischio – che si rivelò purtroppo terribilmente concreto – di perdere la vita stessa:
Ci sono momenti nella vita che dentro di noi la coscienza chiama e dice 'questo è il tuo dovere' e non ci si può sottrarre senza perdere la stima di noi stessi.
E' questa la frase che accompagna gli auguri ANED di quest'anno: dignità e impegno sono valori quanto mai attuali in questi anni difficili.
Deportato il 27 aprile 1944 dal cosiddetto Binario 21 della Stazione Centrale di Milano a Fossoli, di lì trasferito alla fine di luglio a Bolzano, Lorenzetti partì il 5 agosto 1944 per Mauthausen con il primo massiccio trasporto di prigionieri dal Lager di via Resia.
Resistette con dignità e coraggio fino al giorno della liberazione. Ma dieci giorni dopo, il 15 maggio 1945, avvertendo giungere la fine dettò all'amico Aldo Ravelli poche estreme parole di commiato, che trovò la forza di firmare di proprio pugno. Dopo alcune disposizioni testamentarie pratiche, dettò:
… Desidero che Guido [il figlio, Ndr] sia allevato secondo i sentimenti che hanno ispirato la mia vita. Prego i miei di perdonarmi il dolore che arreco loro, non mi pento di quello che ho fatto, nonostante tutto quello che ho sofferto sarei pronto a ricominciare, perciò non mi compiango. Penso a tutti.
Gusen, 15 maggio 1945
Andrea Lorenzetti