Il 2013 si è aperto con una gazzarra razzista di massa allo stadio di Busto Arsizio, dove era in programma il 3 gennaio una partita amichevole di calcio tra il Milan e la locale Pro Patria. La partita è stata interrotta dopo soli 26 minuti, quando l’attaccante milanista Boateng, stanco dei “buu” razzisti che piovevano dagli spalti ogni volta che lui o un altro giocatore di colore toccava palla, si è tolto la maglia e si è diretto verso gli spogliatoi, rapidamente seguito da tutti i compagni di squadra.
Parte del pubblico sulle gradinate si è dissociato dalle manifestazioni razziste, ma i rossoneri hanno deciso di non rientrare in campo.
A spiegare quanto accaduto ci ha pensato il capitano Massimo Ambrosini: “Andava dato un segnale. Non si può tollerare una cosa del genere, non si poteva continuare la partita con questo clima anche perché bisogna far capire certe cose. Ci dispiace per la stragrande maggioranza di persone che non ha nulla a che vedere con quanto successo, proprio per questo abbiamo preso l’impegno di tornare prima possibile”.
L’allenatore del Milan Massimiliano Allegri ha aggiunto: “Siamo dispiaciuti e amareggiati, ma il Milan ha fatto la scelta giusta per rispetto dei nostri calciatori e di tutti gli uomini che hanno un colore diverso della pelle. Bisogna smetterla con questi gesti, l’Italia deve diventare un paese più civile. Ci dispiace soprattutto per le famiglie e i bambini che erano venuti a vederci. A loro abbiamo promesso che torneremo a giocare qui”.
Più duro Boateng che su Twitter ha detto: “E’ una vergogna”.
Di tutt’altro tenore, e non è una sorpresa, il commento dell’ex capogruppo leghista alla Camera Reguzzoni, bossiano di ferro, che si è scagliato contro il giocatore milanista: “Non sa fare il professionista, è una mammoletta strapagata. Basta con il politically correct“.
Poche ore prima il segretario della Lega Roberto Maroni (appassionato tifoso milanista) aveva plaudito alla decisione di Allegri di ritirare la squadra per protesta.
Gigi Farioli, sindaco di Busto Arsizio, ha provato a spartire le responsabilità per l’accaduto fra tifosi, arbitri e calciatori: “E’ colpa soprattutto di quattro deficienti, e magari anche di quattro professionisti che non hanno saputo fare il loro lavoro, intendo arbitro e alcuni giocatori”. La reazione di Boateng, secondo il sindaco, è stata “impropria”.
Tra le molte manifestazioni di condanna dell’odioso episodio si distingue il documento della dell’Associazione Amici di Angioletto, nata da circa un anno in ricordo della luminosa figura di Angelo Castiglioni (“Angioletto”, appunto, per tutti, nella sua città), partigiano, ex deportato politico a Flossenbuerg, dirigente dell’ANED milanese. L’associazione ha chiesto al sindaco Gigi Farioli di partecipare a “un incontro aperto alla cittadinanza, ai giovani. con atleti che sono esempio nello sport: servono testimonianze esemplari per riconciliare la città con lo sport vero e autentico, offeso l’altro pomeriggio da quei cori razzisti, echi pericolosi di un’ideologia razzista che tanto male ha compiuto contro l’umanità”.