Un immenso fiume di persone ha attraversato Milano nel pomeriggio del 25 aprile in occasione del corteo del settantesimo anniversario della Liberazione. Partita alle 14,30 in punto da Porta Venezia, con in testa i gonfaloni di molte città, i partigiani e gli ex deportati, la manifestazione si è conclusa in piazza del Duomo dove sono stati svolti i discorsi ufficiali. Quattro ore dopo, quando gli interventi degli oratori erano finiti da un pezzo, e quando si era conclusa anche la successiva cerimonia alla Loggia dei Mercanti (dove per l’ANED ha parlato Giuliano Banfi, vicepresidente della sezione di Milano) la coda del corteo ancora non si era affacciata in piazza del Duomo.
Un successo pieno, una dimostrazione di forza e di unità dell’antifascismo e dei valori della Resistenza, che qualche intemperanza non è riuscita a scalfire.
Unica nota stonata la contestazione di alcuni gruppetti di sedicenti sostenitori della causa palestinese in piazza San Babila.
Acquattatesi in attesa di poter contestare le bandiere israeliane (che peraltro non si sono viste) alcune decine di persone hanno creduto di vedere profilarsi all’orizzonte il “nemico” al passaggio dell’ANED. La nostra associazione esibiva – come sempre da oltre mezzo secolo – i cartelli neri con i nomi dei principali Lager nazisti, e la maggioranza dei manifestanti indossava il fazzoletto a righe col triangolo rosso dell’ANED. Adocchiati i fazzoletti, nella testa dei contestatori è scattato un ragionamento elementare quanto aberrante: questi sono gli ex deportati, gli ex deportati erano ebrei, gli ebrei sono sionisti, e i sionisti sono i nemici. Sono partite così grida e bordate di fischi, ripetute poco dopo al passaggio della Brigata Ebraica, che sfilava con una bandiera nuova di zecca, con la Stella di Davide, ma diversa da quella dello stato di Israele.
Alla richiesta di spiegazioni un esagitato è arrivato a dare dell’assassino a Peppino Valota, presidente della Sezione ANED di Sesto San Giovanni e Monza, figlio di Guido, deportato a Mauthausen e morto a Steyr. Valota, probabilmente uno degli uomini più pacifici del mondo, ha reagito vivacemente, ma il gruppetto dei contestatori ha insistito coi suoi insulti.
Uno spettacolo penoso e indecente, nel pieno centro di Milano. Un gruppo di alcune decine di razzisti violenti e ignoranti si è permesso di insultare i militanti dell’associazione degli ex deportati, prendendosela in particolare con il figlio di una delle vittime dei Lager di Hitler; poco dopo ha contestato e insultato in blocco tutti coloro che sfilavano ricordando i combattenti della Brigata Ebraica, colpevoli ai loro occhi, gli uni e gli altri, di essere ebrei, e quindi nemici del popolo palestinese.
Una dimostrazione plateale di ignoranza e di razzismo, che offende anche le ragioni del popolo palestinese, che certo non merita simili epigoni. A Peppino Valota e agli amici della Brigata Ebraica giunga l’abbraccio affettuoso dell’ANED.