“Io mi consolo — ha tuonato l’ex ministro leghista  Roberto Calderoli davanti a circa 1.500 persone, nel corso di un comizio a Treviglio, in Lombardia — quando navigo in Internet e vedo le fotografie del governo. Amo gli animali, orsi e lupi com’è noto, ma quando vedo le immagini della Kyenge non posso non pensare, anche se non dico che lo sia, alle sembianze di orango”. “Fa bene a fare il ministro, ha aggiunto, ma forse lo dovrebbe fare nel suo Paese. È
anche lei a far sognare l’America a tanti clandestini che arrivano qui”.
Investito da un mare di critiche, il dirigente leghista aha cercato di minimizzare: “Era solo una battuta simpatica”, ha detto in una intervista.
In serata Calderoli ha annunciato di essersi scusato personalmente con il ministro Kyenge: ”Ho parlato poco fa al telefono col ministro Kyenge e mi sono scusato. Ci siamo chiariti – ha aggiunto l’esponente leghista – e ci siamo dati appuntamento in Parlamento per un confronto franco e leale”. Poco dopo ha parlato anche il ministro: “Sì, il sen. Calderoli mi ha telefonato ed io ho accettato le scuse. Ma il nodo istituzionale resta: ciascuno deve tener presente sempre la carica che riveste”. Caso chiuso? “Il caso non è mai esistito a livello personale – ha risposto Kyenge -, resta aperto a livello istituzionale”. “Le parole di Calderoli non le prendo come un’offesa personale, ma mi
rattristano per l’immagine che diamo dell’Italia. Credo che tutte le
forze politiche debbano riflettere sull’uso che fanno della
comunicazione”.
Ma la tardiva telefonata alla interessata non ha spento le sacrosante proteste che si sono levate dall’Italia e da mezzo mondo. Fonti del Quirinale hanno fatto sapere che anche il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, è “colpito ed indignato” per alcuni “gravi episodi” accaduti in questi questi giorni, dalla vicenda delle minacce a Mara Carfagna all’incendio del liceo Socrate di Roma, fino agli insulti odierni al ministro Kyenge,  “che dimostrano tendenza all’imbarbarimento delle vita civile”.

Resta il fatto che in nessun paese civile un uomo che abbia pronunciato in pubblico una frase come quella urlata da Calderoli a Treviglio potrebbe sedere in alcuna assemblea istituzionale, e tanto meno restarne vicepesidente. Il limite è stato ampiamente superato, gli ex deportati.italiani reclamano con forza le dimissioni di Calderoli dalla vicepresidenza del Senato.