Nella notte tra il 16 e il 17 dicembre ignoti assalitori avevano preso di mira il campo-museo di Auschwitz, riuscendo ad asportare la scritta collocata sopra il cancello.
Da quel cancello transitarono decine e decine di migliaia di deportati, e quella scritta fu per tutti il primo contatto con questo luogo di tortura e di morte.
“Si tratta del primo caso così grave di furto in questo luogo – ha commentato un portavoce del museo di Auschwitz, Jeroslaw Mensfeld -; è una profanazione vergognosa nel luogo in cui oltre un milione di persone sono state assassinate”.
L’iscrizione in ferro battuto, fatta preparare agli stessi prigionieri e installata nel 1940, non era difficile da staccare, ha precisato Mensfeld, “ma bisognava saperlo”. Di notte, il campo è chiuso e sorvegliato da vigilantes. Ora all’esame degli inquirenti ci sono anche videoriprese della notte, intorno e dentro il sito.
Le autorità del museo hanno nel frattempo provveduto a installare all’ingresso una copia della scritta, realizzata tempo fa, in occasione del restauro dell’originale.
Il commando che ha agito doveva aver studiato nei dettagli l’assalto, penetrando nell’area del campo attraverso un varco aperto con le cesoie nel reticolato di filo spinato. “Sconcerta – ha commentato Piero Terracina, superstite del lager – che questo commando abbia potuto agire così indisturbato per così tanto tempo. Allora è tutto il museo ad essere esposto al rischio di un assalto di questo genere: sono in pericolo i documenti, i cimeli, le prove del genocicio”.
Su questo punto, per ora, nessuna spiegazione da parte dei responsabili della sicurezza del sito.