I fatti sono noti, ormai.
Venerdì 25 luglio Carlo Tavecchio, candidato – poi eletto – alla presidenza della Federazione Italiana Gioco Calcio, si è scagliato contro i club italiani che tesserano calciatori africani di dubbie capacità usando queste parole: “L’Inghilterra individua dei soggetti che entrano, se hanno professionalità per farli giocare, noi invece diciamo che ‘Opti Poba’ è venuto qua che prima mangiava le banane e adesso gioca titolare nella Lazio e va bene così”.
Il capo del calcio italiano ha dunque fatto proprio l’odiosa espressione usata da famigrati gruppi razzisti negli stadi, i quali a un certo punto avevano preso a lanciare banane all’indirizzo dei giocatori di colore (almeno fino a che Dani Alves, calciatore del Barcellona, non mangiò uno dei frutti arrivato dagli spalti, coprendo di ridicolo gli autori del gesto razzista).
Le polemiche che hanno fatto seguito a quelle dichiarazioni, come è noto, non hanno impedito allo stesso Tavecchio di conquistare l’agognata presidenza, tal che si può dire che al vertice del calcio italiano oggi siede un signore che usa comunemente in pubblico odiose espressioni razziste.
Più grave, molto più grave, l’uscita di Angelino Alfano l’11 agosto, a Roma. Quel giorno il ministro dell’Interno, al quale qualcuno evidentemente aveva suggerito di “dire qualcosa di destra” per uscire dall’ombra di Matteo Renzi, così si è presentato trionfante alla stampa: “Ho firmato una direttiva per rafforzare i controlli sulle spiagge contro l’abusivismo commerciale, i vu’ cumprà e le merci contraffatte”. Con questa direttiva, ha proseguito, “facciamo un passo in più contro la contraffazione e tuteliamo la serenità e la quiete degli italiani in vacanza che sono stanchi di essere molestati dai vu’ cumprà“.
Parole terrificanti in bocca a uno dei massimi esponenti del governo, che in qualsiasi altro paese europeo avrebbero comportato le immediate dimissioni del responsabile. Da noi al contrario non è successo nulla. Tal che si può dire che al vertice del Ministero dell’Interno della Repubblica oggi siede un signore che usa comunemente in pubblico odiose espressioni razziste..
La cosa non sembra destare scandalo più di tanto. Al contrario sembra quasi pedante, per non dire noioso, che una associazione come l’ANED, che riunisce da sempre coloro che alla discriminazione politica e “razziale” del fascismo e del nazismo hanno pagato il prezzo più alto, ricordi che chi ricopre incarichi di vertice di qualsiasi rilievo debba usare un linguaggio coerentemente democratico, non discriminatorio, non razzista, pena il dovere di dimettersi dai propri incarichi. E che non si può andare a piangere a Yad Vashem davanti alla scarpina del bimbo ebreo sterminato, se non si è pronti qui e ora, ciascuno al proprio livello, a combattere ogni discriminazione. Le parole sono pietre; nel calcio, e a maggior ragione nel governo del paese.