Riprendiamo, dal sito del Quirinale, il testo integrale dell’intervento del Presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, nel corso della premiazione svoltasi al Vittoriano del concorso “I giovani ricordano la Shoah”
Siamo qua per celebrare la Giornata della Memoria, il 60esimo anniversario della liberazione del Campo di Concentramento di Auschwitz e di Birchenau, una data che oggi viene ricordata contemporaneamente in tutto il mondo con manifestazioni solenni.
La fine della seconda guerra mondiale ha segnato anche la fine degli orrori del nazi-fascismo. “Un sentimento di liberazione” non solo dai lutti della guerra, ma anche dalla persecuzione di un popolo e di un intera civiltà, quella ebraica. Una tragedia nella tragedia che non abbiamo saputo evitare.
La Giornata della Memoria è momento formativo importante per i giovani: invita a non dimenticare affinché quella degenerazione non possa mai ripetersi. Dobbiamo fare nostro il pensiero di Primo Levi “nell’odio non vi è nulla di razionale, ma se comprenderlo è impossibile, conoscerlo è necessario, poiché ciò che è successo può ricominciare”.
La memoria è dunque il filo che deve legare le generazioni, tracciando un percorso nella coscienza collettiva, perché ognuno impari a combattere l’indifferenza, a ripudiare ogni forma di integralismo e di estremismo, per costruire una società fondata sul rispetto della dignità di ogni essere umano perché non possa mai più accadere ciò che allora è accaduto. La mostra che ho appena visitato ha rinnovato in me il ricordo di quei tristi eventi.
Le leggi razziali, fasciste del 1938 segnarono anche il più grave tradimento del Risorgimento e dell’idea stessa della Nazione italiana, al cui successo gli italiani di origine ebraica avevano contribuito in modo determinante: basti ricordare Daniele Manin e Ernesto Nathan, primo Sindaco di Roma.
Ma furono anche numerosi gli italiani che seppero anteporre le ragioni della loro coscienza alla violenza morale e fisica della dittatura del fascismo e del razzismo, che ebbero il coraggio di riaffermare con coerenza e dignità la loro fede nella libertà. E in questa loro fede l’accostamento più che appropriato mi porta a ricordare un altro evento che questa mattina celebrerò, quello di dedicare una sala del Vittoriano ai Militari internati. I Militari internati furono veramente, anche per le dimensioni, un momento particolarmente significativo per quanto riguarda la Resistenza italiana. Essi rifiutarono di cessare le condizioni di prigionia, rinunciarono a evitare i rigori e, spesso, la morte legati al campo di prigionia pur di mantenere fede alla parola data, al giuramento fatto alla loro Patria.
Questi terribili eventi hanno temprato l’identità della nostra nazione lasciando una traccia indelebile nella coscienza collettiva. Nacque allora la volontà di riscatto, l’impegno per costruire una società di uomini liberi, votati alla costruzione di un mondo di fratellanza fra i popoli che, in tutti questi decenni, non abbiamo dimenticato.
La stessa Costituzione Europea è una risposta, la risposta più importante agli eventi di allora: e il fatto che la nostra Camera dei Deputati l’abbia approvata due giorni fa a larghissima maggioranza – e sono certo che farà altrettanto il Senato la prossima settimana – conferma questa posizione largamente condivisa di tutto il popolo italiano.
È questa la risposta più alta e significativa che tutte le nazioni europee sono chiamate a dare per consolidare la pace in Europa e per perseguirla nell’intero mondo.
L’Unione Europea è un esempio di come si possa e si debba opporre una volontà comune di crescita e di progresso fondata sul rispetto e sulla tolleranza. “Uniti nella diversità”, il motto europeo deve indicare una regola di comportamento per le nazioni del mondo contro rinascenti fenomeni di discriminazione razziale, religiosa e etnica.
Dobbiamo imparare a vivere in una società multi culturale, multi etnica. Questo comporta non solo il rispetto di culture diverse ma anche il riconoscimento della loro identità, la ricerca del dialogo e della comprensione per un reciproco arricchimento. In questa prospettiva è necessario formare le nuove generazioni, ampliando e rafforzando un prezioso spazio di scambio e di confronto nella scuola, nella famiglia, nella società.
L’iniziativa voluta oggi dal Ministero dell’Istruzione è solo uno degli esempi di quanto può essere fatto e di come voi, ragazze e ragazzi che sono stato lieto ora di premiare e con i quali sono ora lieto di parlare, dovete e potete essere protagonisti del nostro tempo, del vostro tempo.
La bellezza e la profondità dei vostri lavori dimostra che possiamo credere in un futuro migliore. Anna Frank, una ragazza come voi, ha scritto nell’ultima pagina del suo diario una frase piena d’amore e di speranza “nonostante tutto credo ancora nell’intima bontà dell’uomo”.
Roma, Complesso Monumentale del Vittoriano, 27 gennaio 2005