Pubblichiamo il commento del vicepresidente dell’ANED Dario Venegoni a proposito di alcune misure conenute nella manovra finanziaria del governo. Il commento è stato pubblicato sabato 13 agosto 2011 sulla pagina ANED di Facebook. Successivamente, in sede di esame del provvenimento in commissione alla Camera è stato approvato un emendamento dell’opposizione che ha cancellato il provvedimento, anche sull’onda della forte protesta di cui si sono fatte portavoci in particolare le organizzazioni della Resistenza.

Quando la casa brucia
non si può andare tanto per il sottile. Se bisogna vendere i gioielli di
famiglia, si vendono. E certamente non spetta a una associazione come
quella degli ex deportati nei campi nazisti di valutare nel merito,
misura per misura, le proposte del governo in materia economica.

Tra
queste proposte ce n’è una che ci tocca però molto da vicino: quella di
accorpare alla domenica più vicina tutte le festività civili del
calendario. Si parla del 25 aprile, del 1° maggio, del 2 giugno, tre
date che il governo di centrodestra ha dimostrato a più riprese di non
digerire.

Ricordiamo tutti quando il ministro della Difesa La
Russa dichiarò che lui il 25 aprile lo festeggia andando a porre un
fiore sulle tombe dei “suoi” caduti, quelli della Repubblica sociale
italiana. E che il presidente del Consiglio ha sempre disertato – tranne
una volta, in Abruzzo, in piena campagna elettorale – le celebrazioni
del 25 aprile, bollandole come “di parte”. Per non dire dello sciagurato
voto con il quale in commissione, alla Camera, la maggioranza ha dato
parere favorevole all’ennesimo tentativo di equiparare i militi
repubblichini, alleati di Hitler, ai partigiani che hanno contribuito a
ridare la libertà al nostro Paese.

Un governo che non ha mai
riconosciuto il valore fondante della data del 25 aprile per la
riconquistata democrazia oggi approfitta della crisi finanziaria – da
esso stesso clamorosamente sottovalutata – per cercare di cancellare
questa data dal calendario civile. Quello stesso esecutivo, all’interno
del quale un importante ministro fece sapere che lui col Tricolore ci si
“pulisce il culo” tenta di cancellare la festa della Repubblica,
evidente ostacolo alla grossolana propaganda secessionistica della Lega.

Noi
non ci stiamo. L’esempio europeo, incautamente evocato dal governo a
giustificazione di questa sua proposta, dimostra semmai il contrario:
per ogni francese la festa del 14 luglio è fondamento dell’idea stessa
di unità nazionale. Ragionando per assurdo, potremmo prendere per buono
il riferimento all’Europa fatto da Berlusconi: quando il 14 luglio
cesserà di essere festa nazionale in Francia potremo discutere di
accorpare alla domenica anche il 25 aprile. Fino ad allora… che non ci
provino nemmeno!