Regia: Brian Percival
Interpreti: Geoffrey Rush, Emily Watson, Sophie Nelisse, Nico Liersch, Joachim Paul Assböck, Ben Schnetzer, Kirsten Block, Sandra Nedeleff
Produzione: Fox 2000 Pictures, Studio Babelsberg
Sceneggiatura: Michael Petroni
Fotografia: Florian Ballhaus
Montaggio: John Wilson
Musiche: John Williams
Anno: 2014
Durata: 131′ (Colore)
Note: Film classico, decisamente didascalico, ma capace di emozionare pubblici di età diverse, “Storia di una ladra di libri” è sostanzialmente un apologo sulla dittatura dell’incultura. Alla base c’è un romanzo di Markus Zusak, “La bambina che salvava i libri”, tradotto in trenta lingue e perfetto come racconto di formazione ambientato durante la Seconda Guerra Mondiale in un piccolo villaggio della Germania.
Si parte nel 1939. Liesel Meminger è una ragazzina di pochi anni che ha perduto un fratellino e rubato un libro che non può leggere perché non sa leggere. Abbandonata dalla madre, costretta a lasciare la Germania per le sue idee politiche, la bambina viene adottata da Rosa e Hans Hubermann, che le insegnano a leggere. Generosi e profondamente umani gli Hubermann nascondono in cantina un giovane ebreo sfuggito ai rastrellamenti tedeschi. Colto e sensibile, il “ricercato” completa la formazione di Liesel, invitandola a trovare le parole per dire il mondo e le sue manifestazioni. Perché le parole sono vita, alimentano la coscienza, aprono lo spazio all’immaginazione, rendono sopportabile la reclusione, mentre fuori gli aguzzini di Hitler uccidono gli uomini e bruciano i libri.
La regia dell’inglese Brian Percival è corretta, prevedibile, punta sul racconto edificante, sorretta dalla buona prova degli interpreti, che sono Geoffrey Rush, Emily Watson e la giovane Sophie Nélisse, abile nell’esibire l’anima più genuina dell’infanzia a rischio.
Michele Anselmi