Regia: Atom Egoyan
Interpreti: Christopher Plummer, Martin Landau, Henry Czerny
Produzione: Serendipity Point Films, Egoli Tossell
Sceneggiatura: Benjamin August
Fotografia: Ross Emery
Montaggio: Christopher Donaldson
Musiche: Hans Zimmer
Anno: 2015
Durata: 95′ (colore)
Note: Il campo di sterminio nazista è una brutta bestia al cinema. Perché le atrocità che si consumarono in quelle “fabbriche della morte” volute da Hitler per organizzare la Soluzione Finale sono così assolute da rendere sempre inadeguate le forme e i modi della messa in scena cinematografica. Il regista francese Jacques Rivette nel 1961 stroncò “Kapò” di Gillo Pontecorvo proprio partendo da una sequenza, il suicidio di un personaggio centrale, ritenuta “immorale” dal punto di vista dello sguardo, anche se il film era certamente stato pensato e realizzato per una buona causa. Il tema non è solo di natura estetica, e ogni tanto, a mano a mano che scompaiono per via dell’età i sopravvissuti di Auschwitz, se ne riparla sui giornali.
Vale un po’ anche per “Remember” dell’armeno-canadese Atom Egoyan, già passato in concorso a Venezia 2015. Qui l’orrore dei campi di sterminio viene evocato attraverso lo sguardo, ai giorni nostri, di un sopravvissuto deciso a regolare i conti. La novità, rispetto per esempio a “This Must Be the Place” di Paolo Sorrentino, è che il “giustiziere” è un novantenne affetto da demenza senile, appena rimasto vedovo, incerto nel camminare, con gravi vuoti di memoria. Zev Guttnam il suo nome. Zev significa lupo, in ebraico, ma non si direbbe granché pericoloso questo vecchio incarnato dal canadese Christopher Plummer. È l’amico Max, sulla sedia a rotelle, a organizzargli il viaggio punitivo fornendo soldi e logistica. Siamo negli Stati Uniti. Ci sono quattro Rudy Kurlander da rintracciare, uno di questi è Otto Wallisch, lo spietato ufficiale delle SS che li torturò ad Auschwitz.
Il titolo, “Remember”, non è scelto a caso: perché il ricordo dell’Olocausto rischia di svanire anche in chi porta tatuato sul braccio, come Zev, il numero 98814; e perché non tutto è come sembra in questa faticosa caccia all’uomo che condurrà il vecchio ebreo, armato di pistola, fino a una villetta in stile alpino sul lago Tahoe dove forse troverà l’aguzzino.
Plummer, classe 1929, è bravo nell’invecchiarsi di qualche anno per apparire tremolante e decrepito, a tratti svanito, incapace di misurarsi con il proprio passato, che affiora via via per dettagli suggeriti dal regista. Ma il film si muove su un crinale delicato, preparando, sul filo della suspense, il discutibile colpo di teatro finale che farà discutere. “Remember” è una parola che contiene in sé il nucleo del dilemma morale. Ci si chiede sempre, e giustamente, di ricordare. Ma che cosa accade se la malattia ottunde e confonde la natura reale dei fatti?
Michele Anselm