Regia: Ettore Scola
Interpreti: Diego Abatantuono, Sergio Castellitto, Gérard Depardieu, Jean-Claude Brialy, Sabrina Impacciatore, Gioia Spaziani, Paola Giannetti, Augusto Fornari, Giorgio Colangeli, Walter Dragonetti, Simone Ascani, Rolando Ravello, Elio Germano, Anita Zagaria, Eliana Miglio, Claude Rich, Antonella Attili, Claudio Bigagli, Sandra Collodel

Sceneggiatura: Ettore Scola, Giacomo Scarpelli, Silvia Scola, Furio Scarpelli
Fotografia: Franco Di Giacomo
Montaggio: Raimondo Crociani
Musiche: Armando Trovajoli
Produzione: Medusa Film realizzata da Franco Committeri per Massfilm Spa
Distribuzione: Medusa
Durata: 110 Min

Locandina: Concorrenza slealeNell’ultima scena la famiglia ebrea abbandona l’amata casa nel quartiere Prati: venduto sottoprezzo il negozio di stoffe, caricati i mobili su un camion, il rassegnato Leone, la moglie Giuditta, i figli e il vecchio nonno salgono pure loro, e salutano. Ma non è “Furore” di  Steinbeck. È l’Italia 1938 delle “leggi razziali”, dei futuri rastrellamenti al ghetto, e Scola sembra dirci – senza dirlo – che anche quella famiglia passerà probabilmente per il camino di Auschwitz.

È un bel titolo “Concorrenza sleale”: semplice, allusivo, dalla doppia lettura. Perché, se sleale, all’inizio, è la concorrenza che lo scaltro merciaio ebreo, venditore di abiti confezionati, opera ai danni del con-

tiguo sarto all’antica, tragicamente più sleale sarà di lì a poco la concorrenza attuata dallo Stato italiano, con “Il manifesto della razza” e le discriminazioni che ne discesero, ai danni della comunità ebraica.

Eppure erano italiani a tutti gli effetti, avevano combattuto nelle guerre coloniali, pagavano le tasse, contribuivano al benessere della nazione, ma all’improvviso non furono più tali. Privati, in un crescendo

grottesco di sanzioni, prima degli apparecchi radiofonici, poi delle donne di servizio (se cattoliche), infine dei diritti fondamentali: il lavoro, l’accesso alle scuole, la parità dei rapporti civili.

Alla sua maniera, Ettore Scola si immerge nuovamente in quell’anno cruciale. L’aveva già fatto con “Una giornata particolare”, raccontando, in forma di kammerspiel, il tenero incontro tra una casalinga e un omosessuale nel giorno – il 6 maggio 1938 – della “storica” visita di HitIer a Roma. Gli echi funesti di quell’adunata tornano anche in “Concorrenza sleale”.

Nelle case e nei negozi dell’immaginaria via Settimiano, ricostruita interamente a Cinecittà da Luciano Ricceri, assistiamo così allo srotolarsi progressivo, “normale”, di un’ingiustizia che in troppi, anche in tempi recenti, sembrano aver rimosso. “Vittorio Emanuele III decreta che nelle scuole italiane non possono essere iscritti alunni di razza ebraica”, recita l’ordinanza: per lo shock il figlio del merciaio comincia a balbettare, mentre l’amico per la pelle, cattolico, non potrà far altro che chiedere al papà: “Ma perché?”. Appartengono alla stessa classe sociale, uguale è la composizione familiare, eppure non sono più uguali.

Il film, sobrio, un po’ all’antica in certe sottolineature ma intenso nell’evocare l’imporsi dei l’intolleranza di Stato, in realtà sfrutta la simpatia ilare e vitalistica dei bottegaio ebreo per far emergere il carattere dei sarto “ariano”. È lui il vero protagonista di “Concorrenza sleale”, a pensarci bene: l’italiano mediocre iscrittosi al Fascio per quieto vivere, che in un momento d’ira si lascia sfuggire “un ebreo è sempre un ebreo” ma poi avverte, in una chiave quasi pre-politica, la vergogna morale dei torto in atto.

Se la partecipazione di Gérard Depardieu, nei panni dei fratello anti-fascista dei sarto, ovviamente tenero e un po’ svanito, aggiunge poco alla tessitura del film, i due interpreti principali duettano sul filo della misura: Sergio Castellitto, il merciaio, non sbaglia un tono, mentre Diego Abatantuono, il sarto, sfodera un’intensità toccante. Merito anche della sceneggiatura scritta a otto mani (Ettore e Silvia Scola, Furio e Giacomo Scarpelli): a suo modo cecoviana nel far emergere la commedia dalla tragedia.

Michele Anselmi