Regia: Louis Malle
Interpreti: Gaspard Manesse, Raphael Fejtö, Francine Racette, Stanislas Carré de Malberg
Produzione: Francia/RFT – 1987
Durata 104′

Locandina: Arrivederci ragazziCi sono film che crescono nel ricordo e migliorano a una seconda o terza visione. È il caso di “Arrivederci ragazzi”, del lontano 1987. Louis Malle (1932-1995) dedicò il film, esplicitamente autobiografico, ai suoi tre figli, ma con l’intento di rendere omaggio ai tre ragazzini ebrei che erano con lui nell’anno scolastico 1943-44 in un collegio cattolico vicino a Fontainebleau.

Uno dei tre divenne suo amico. Un mattino arrivarono gli sgherri della Gestapo a prelevare i tre bambini insieme col direttore del collegio, colpevole di averli ospitati sotto falso nome. Una didascalia finale avverte che i tre morirono ad Auschwitz e il religioso a Mauthausen.

Ancora più di quando uscì il film, non si può non ammirare Malle e la sua bravura nel ricreare l’aria, i colori, quasi gli odori di quel tempo lontano. Oltre alla cura dei particolari, contano le invenzioni: come gli omaggi all’America attraverso il boogie-woogie al piano e la lettura morbosa e turbata di “Le mille e una notte”; la corsa nel bosco intrisa di magia e paura e  la proiezione di “Charlot emigrante” che diventa un minisaggio critico sull’arte di Chaplin. E come dimenticare la tragica sequenza finale, in cui gli allievi del collegio assistono all’arresto e alla partenza dei compagni e del direttore?

Come fece notare il critico Morando Morandini, c’è anche una pagina di alta retorica didattica, quella in cui Malle evoca i problemi, le contraddizioni, i pregiudizi della società francese sotto il maresciallo Pétain: è l’omelia in cui il padre direttore mette in rapporto l’egoismo individuale e di classe all’ingiustizia, gli interessi di pochi alla violenza e alla persecuzione razzista. La predica, che tocca molti e irrita alcuni dei presenti, induce il piccolo ebreo Bonnet, incarnato a Raphael Fejtö, ad accostarsi alla comunione che il sacerdote celebrante gli rifiuta per rispettare la sua fede. È il momento preciso in cui il piccolo Julien, alter ego di Malle, prende coscienza e matura. Non lo dimenticherà ma più.

Michele Anselmi